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Cronaca

La Cgil accusa RadioTaxi Padova e scrive a Giordani: «Quello proposto alle centraliniste un ricatto»

Il Sindacato ha scritto una lettera al primo cittadino: «Al Sindaco Giordani abbiamo chiesto di istituire un tavolo con la Società CO.RA.PA e le rappresentanze sindacali delle lavoratrici affinché si trovi una mediazione»

C’è molta rabbia ma anche altrettanta determinazione nelle parole di Massimo Cognolatto, Segretario Generale della Filt Cgil e Katia Basso, la Funzionaria della categoria che sta seguendo le lavoratrici della Cooperativa Radio Taxi di Padova coinvolte in questa vertenza. «Chiediamo l’intervento del Comune. Quel che sta succedendo alle lavoratrici del centralino che smista le chiamate ai tassisti di Padova è semplicemente intollerabil e e non può passare sotto silenzio. In pratica: o si ridurranno lo stipendio (e di parecchio, cioè circa un terzo) oppure il servizio verrà esternalizzato». Per questo motivo hanno scritto direttamente al Primo Cittadino: «Al Sindaco Giordani abbiamo chiesto di istituire un tavolo con la Società CO.RA.PA e le rappresentanze sindacali delle lavoratrici affinché si trovi una mediazione che salvaguardi la loro dignità e la qualità di un servizio collettivo fondamentale per la cittadinanza. E attendiamo una risposta».

Lettera

Una lettera in cui il Segretario Generale della Cgil ha illustrato al Sindaco la situazione che si è venuta a creare all’interno della Cooperativa Radio Taxi di Padova che gestisce, su licenza rilasciata dal Comune, l’autoservizio pubblico per il trasporto collettivo o individuale delle persone e che si affida, per le chiamate dei clienti richiedenti una corsa, ad un centralino. Ci lavorano circa 10 lavoratrici dipendenti della cooperativa stessa che proprio in questi giorni ha tagliato il traguardo dei 50 anni di attività. 

Richiesta

«Nelle settimane scorse – dichiarano Cognolatto e Basso – siamo stati contattati dal Consiglio di Amministrazione della Cooperativa che ci ha comunicato la volontà di esternalizzare il servizio di centralino chiedendo, al contempo, se le lavoratrici erano disponibili a ridursi lo stipendio. A nostro avviso si è trattato di un ricatto, soprattutto se consideriamo l’anzianità lavorativa quasi ventennale della stragrande maggioranza delle lavoratrici, ma abbiamo lo stesso intrapreso delle trattative per trovare un’equa soluzione alla situazione, magari cercando una riduzione dei costi per l’azienda combinando una diminuzione dello stipendio unita ad un conseguente calo dei carichi di lavoro. Ma questo, naturalmente, ricordando sempre quel che dice la nostra Costituzione all’articolo 36 laddove recita che ‘il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa’. Teniamo presente che stiamo parlando di salari medi per lavoratrici impiegate da anni, di giorno, di notte, nei festivi, che già, con l’esplosione della pandemia e riduzione delle attività, avevano subito una diminuzione dello stipendio».

Disponibilità

«A fronte di questa disponibilità – proseguono il Segretario Generale e la Funzionaria della Filt Cgil Padova – la società ha solo pensato di chiedere di quanto le lavoratrici possano tagliarsi lo stipendio e visto che quel che chiedono, cioè circa 10 mila euro all’anno in meno per ogni lavoratrice ossia una riduzione pari a circa un terzo dell’attuale stipendio, è oltre che irrealizzabile anche vergognoso, le lavoratrici hanno deciso di assumere un atteggiamento di fermezza e ci hanno manifestato la volontà di intraprendere azioni di lotta che inevitabilmente finiranno con lo scaricarsi sul servizio pubblico e quindi sulle cittadine e cittadini della città”.

Motivazioni

«Per questo motivo – concludono Massimo Cognolatto e Katia Basso – abbiamo deciso di chiedere l’intervento del Sindaco, come primo rappresentante degli interessi e bisogni della città. Come Filt Cgil, prima di dichiarare uno stato di agitazione, siamo soliti percorrere tutte le vie del dialogo possibile, ma se dovessimo constatare che tale condotta non ci porta a niente, ci troveremmo costretti a fermare il servizio, anche per una settimana consecutiva. E allora tutti dovranno prendersi le responsabilità per questo disagio alla città».

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