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Cronaca

Chiedevano indebitamente aiuti di Stato per aziende fittizie, sei arresti

Una truffa da 3,5 milioni di euro che ha prodotto sei misure cautelari e una ventina di indagati. Attraverso aziende fittizie si facevano dare i contributi dallo Stato. Ai vertici dell'organizzazione due uomini, padre e figlio

Una indagine portata avanti dalla Guardia di Finanza e dalla Procura di Padova che ha prodotto sei misure cautelari alle quali è stato Gli è stato contestato il reato di associazione a delinquere.

Truffa

Due persone sono finite agli arresti domiciliari. Si tratta di Gabriele e Stefano Molon, padre e figlio con l'ufficio a pochi passi dal tribunale di Padova. Procacciatori di affari ed esperti di contabilità di Padova, agivano di concerto con Graziano Rita e Davide Capatti; obbligo di dimora a Padova per Anna Viola e Simona  Proietti, commercialista, che hanno l'obbligo della presentazione alla Pg. «Il gruppo, guidato dai due Molon - ha spiegato in conferenza stampa il Procuratore capo, Antonino Cappelleri - è sospettato di aver presentato all'organismo statale del Mediocredito fittizie documentazioni che consentivano di ottenere dallo Stato garanzie per prestiti che venivano chiesti alle banche; le società utilizzate per queste operazioni non erano realmente esistenti».  

Le indagini sono scattate nei primi mesi del 2020. Gli indagati acquisivano società non più operative, che venivano poi formalmente intestate a prestanome, spesso soggetti disoccupati e in diversi casi gravati da precedenti di polizia, attraverso le quali venivano avanzate richieste di finanziamento di ingente valore alle banche. Per accedere ai finanziamenti gli indagati, tra i quali diversi professionisti, predisponevano falsa documentazione contabile e non (bilanci, fatture, dichiarazioni, business plan), utilizzavano sedi legali o unità locali fittizie, facevano apparire operative le aziende coinvolte simulando false condizioni economico-finanziarie, con contestuale richiesta della garanzia dello Stato, concessa da apposito Fondo a sostegno delle piccole e medie imprese, anche fondi europei. «Per organizzare il meccanismo truffaldino Stefano Moron, coadiuvato dal padre formavano aziende fittizie, con nomi tipo Bf Corporation srl, Eco Trade International srl, Luxury srl, società che in realtà sembrano essere scarsamente operanti e non nelle condizioni di godere dei finanziamenti per le quali servono informazioni documentate non corrispondenti alla realtà».

Telefoni

Moron figlio aveva in dotazione un numero imprecisato di telefoni per cui ogni numero corrispondeva una delle aziende. Nel corso delle indagini e successivamente delle perquisizioni, sono stati ritrovati anche dei congegni che servono per individuare la presenza di cimici o altri apparecchi dediti ad indagini. Un segno che erano ben al corrente di poter essere indagati. Avevano aperto sedi, fittizie, delle loro società in diverse province: in quella di Roma, di Milano, di Arezzo e di Vicenza. 

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