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Cronaca

Caporalato ed evasione milionaria: interdetti dalla professione due dirigenti della cooperativa

Prosegue l'operazione "Clepe et labora" della guardia di finanza di Pordenone. Il secondo stralcio delle indagini ha portato all'interdizione di due persone ai vertici della cooperativa attenzionata. Sottoposto ad accertamenti anche un commercialista

Nuovi sviluppi nelle indagini avviate oltre un anno fa dal nucleo di polizia economico finanziaria di Pordenone, che vedono coinvolta una cooperativa membro di un noto gruppo che opera nel Triveneto con servizi di facchinaggio, movimentazione merci e servizi ecologici. L'indagine ha riguardato anche Padova, dove trovava sede una delle molte cooperative compiacenti con quella al centro dell'inchiesta.

La prima tranche

Nel gennaio 2019 le Fiamme gialle avevano portato a termine la prima fase delle indagini. Erano stati scoperti 311 lavoratori irregolari sfruttati dalla cooperativa tra 2014 e 2016 (che li appaltava su richiesta a ditte terze tagliando sensibilmente i loro compensi), fatturazioni per operazioni inesistenti per 5,1 milioni, redditi sottratti a tassazione per 5,4 milioni, contributi e ritenute non versate per 625mila euro, ed erano state indagate otto persone. Gli inquirenti avevano all'epoca sequestrato beni per oltre 4 milioni. La cooperativa annotava abitualmente nei registri contabili numerosi costi. Tali costi si riferivano a fatture emesse dalle altre società compiacenti (con sede anche nel Padovano e di mera facciata) millantando lavori in cantieri nell'Est Europa e l’acquisto di macchinari industriali. Prestazioni lavorative mai eseguite e di conseguenza fatture del tutto false, che avevano permesso alla coop di dichiarare costi fittizi per 4,5 milioni sottraendosi così agli obblighi fiscali.

Le misure cautelari

A un anno di distanza il Gip del tribunale di Pordenone ha emesso una misura cautelare nei confronti di due soggetti, rispettivamente amministratore di diritto e amministratore de facto della cooperativa. Entrambi sono stati colpiti dall'interdizione all'esercizio di attività professionali e imprenditoriali. É stato inoltre accertato come la cooperativa, che esisteva più da un punto di vista formale che aziendale, fosse un mero "contenitore di manovalanza” (come si legge negli atti dell'inchiesta) che veniva appaltata ad altre società richedenti. Un aspetto che configura la “somministrazione abusiva di manodopera” (il cosiddetto “caporalato semplice”).

Il commercialista

Sottoposto ad accertamenti anche il commercialista incaricato dai vertici della cooperativa, che teneva le scritture contabili di altre tre cooperative (utilizzate per emettere fatture fittizie). Lui stesso aveva denunciato il furto dell’intera contabilità, che è invece stata recuperata dentro la sua auto e ne ha sensibilmente aggravato la posizione. Al professionista è stato contestato l’omesso adempimento degli obblighi previsti dalla normativa sulla prevenzione del riciclaggio, in particolare per non aver segnalato 46 operazioni sospette, di cui invece sarebbe stato perfettamente a conoscenza, per un valore di oltre 4 milioni. Un'omissione che potrebbe costargli una sanzione fino a 300mila euro.

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