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Cronaca Piombino Dese

Trent'anni all'assassino che sparò a Ezio Sancovich: confermata la premeditazione

La Corte d'assise d'appello di Venezia ha confermato i capi d'accusa per omicidio volontario a carico di Renato Rossi che nel 2016 freddò il consulente Moncler per motivi economici

Confermata in Appello la condanna a trent'anni per il veneziano Renato Rossi, autore del brutale omicidio del consulente Moncler Ezio Sancovich freddato nella sua automobile nel febbraio 2016. Come riportano i quotidiani locali, la sentenza ha annullato l'aggravante dei futili motivi, mentre tutte le altre sono state riconosciute.

I capi di accusa

La Corte di Venezia ha confermato la condanna per omicidio volontario a carico dell'imprenditore 68enne residente a Martellago, già detenuto in carcere. Rossi è stato giudicato colpevole dell'assassinio del 62enne di Rubano oltre che di detenzione e porto abusivo di arma da fuoco. A giocare il ruolo decisivo l'aggravante della premeditazione, a cui si somma quella della minorata difesa della vittima. É stata invece cancellata l'aggravante dei futili motivi, precedentemente assegnata nel processo di Primo grado. La sentenza ha anche disposto il risarcimento immediato della famiglia, difesa dall'avvocato Nicolò Pelanda, con 250mila euro a ciascuna delle due figlie di Sancovich e 200mila euro alla moglie. La restante parte verrà invece gestita in un processo civile separato.

Il movente

Secondo la ricostruzione dell'accusa, Renato Rossi ha ucciso il consulente padovano per motivi economici, oltre a essere stato inserito dallo stesso in un giro di fatture false per eludere il pagamento delle imposte. Rossi aveva contratto un debito di circa 20mila con Sancovich e proprio la restituzione della somma sarebbe il motivo scatenante dell'omicidio. L'assassino è anche accusato di avere premeditato l'uccisione, compiendo dei sopralluoghi nella zona del delitto e presentandosi all'ultimo appuntamento con la vittima armato di pistola.

Il delitto

L'omicidio risale alla sera del primo febbraio 2016 quando, attorno alle 19, Rossi ha sparato tre colpi di pistola alla testa di Sancovich al culmine di una discussione avvenuta nell'auto della vittima. I due uomini si erano dati appuntamento nel tardo pomeriggio fuori dalla sede Moncler di Trebaseleghe e Sancovich aveva invitato Rossi a salire a bordo della sua Bmw 320 Touring per parlare, percorrendo qualche chilometro. All'altezza della tangenziale Nuova Castellana nel comune di Piombino Dese la lite è degenerata e Sancovich ha intimato a Rossi di scendere dal veicolo. Il 68enne è smontato, ha colpito a mani nude la carrozzeria dal lato passeggero e si è poi avvicinato al lato di guida, dove ha aperto lo sportello ed esploso tre colpi a bruciapelo alla tempia sinistra della vittima. Il corpo è stato ritrovato poco dopo grazie alla segnalazione di un automobilista di passaggio.

Le indagini

Il giallo è stato risolto in poche ore grazie al controllo dei tabulati telefonici e dei filmati di videosorveglianza, che hanno inquadrato Rossi fuori dallo stabilimento Moncler e, in un secondo momento, vicino alla propria abitazione intento a disfarsi dei vestiti indossati durante il delitto e mai ritrovati. I successivi accertamenti hanno consentito di recuperare la pistola usata per commettere l'omicidio, una semiautomatica Walther P38 calibro 9 Luger risalente alla Seconda guerra mondiale con il simbolo della Wehrmacht. Le impronte di Rossi sono state trovate sulle portiere dell'auto di Sancovich e il gps dell'auto dell'assassino ha confermato che alcune ore prima dell'omicidio il killer aveva percorso diversi chilometri in zona, gesto che ha avvalorato la tesi della premeditazione. Entro 60 giorni sono attese le motivazioni della sentenza.

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