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Cronaca

Covid, zero pazienti in terapia intensiva all'ospedale di Padova. Ma ora preoccupa l'epatite acuta

Se sul fronte dei ricoveri la pressione all'ombra del Santo sembra diminuire, su quello dell'epatite acuta l'attenzione è alta

Da una parte il Covid, dall'altra l'epatite acuta: si gioca su due fronti la partita sanitaria in Azienda Ospedaliera a Padova, con situazioni altalenanti.

Covid

La buona notizia arriva dal fronte Covid, e a fornirla è il direttore generale Giuseppe Dal Ben: «Non abbiamo al momento persone positive ricoverate in Terapia intensiva, e contate che non succedeva dal 20 giugno dello scorso anno». Sono 74 i posti letto attualmente occupati di cui 64 in area medica (19 a Malattie Infettive, 19 in Geriatria, 6 in Cardiologica, due in Ginecologia e 18 nelle altre unità operative), quattro in Pediatria e sei in Terapia subintensiva, «ma il dato settimanale - sottolinea Dal Ben - parla di 23 nuovi ingressi di pazienti positivi: un numero così basso non lo riscontravamo da inizio aprile, e ci fa ben sperare. Considerate poi che dei 74 ricoverati totali 42, ovvero il 57%, sono “Covid per caso”».

Epatite acuta

Alta, invece, l'attenzione per l'escalation dei casi di epatite acuta di origine sconosciuta in tutta Europa, Veneto compreso con sette bambini sotto i 16 anni colpiti dalla grave malattia di cui due passati per l'Azienda Ospedaliera (un neonato di un mese e un bimbo di dieci anni, entrambi già dimessi). In merito la professoressa Patrizia Burra, responsabile dell'unità operativa semplice dipartimentale Trapianto Multiviscerale, invita sì i genitori «a porre attenzione ai possibili sintomi, a partire dalla stanchezza dei loro figli, eppure mi sento nel contempo di rassicurarli perché vista la situazione nel nostro Paese non è il caso di allarmarci. Da cosa sono causate queste epatiti? l'ipotesi principale è che sia dovuta agli Adenovirus, che in uno studio inglese sono stati rilevati nell'80% dei casi, ma è anche vero che in 10 dei 60 bambini analizzati sempre nel Regno Unito è stata comprovata la contemporanea presenza del Covid. Potrebbe anche essere legata al fatto che dopo due anni protetti dalle mascherini i bimbi possano essere anche più suscettibili: l'unica certezza al momento è che stiamo con le antenne dritte, perché i miei colleghi inglesi mi hanno parlato di piccoli pazienti che hanno subìto trapianti di fegato di urgenza, cosa mai successa prima quando si aveva a che fare con l'epatite».

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