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Cronaca

Covid, Tiberio: «Da inizio pandemia un ricoverato su cinque a Padova è finito in terapia intensiva»

Il responsabile delle terapie intensive Covid dell'Azienda Ospedaliera ha racchiuso in mezz'ora due anni di pandemia vissuti in trincea: «Chi nega la pericolosità o addirittura l'esistenza del Covid dovrebbe vedere cosa succede a questi pazienti»

«Le parole d'ordine? Passione, impegno e dedizione: sentiamo la fatica, ma siamo dei professionisti». Protagonista della seconda parte del punto stampa dell'Azienda Ospedaliera è stato Ivo Tiberio, primario di Anestesia e Rianimazione, il quale ha fatto il punto generale sui ricoveri in terapia intensiva da inizio pandemia.

Dati generali

Partendo dai numeri: «In totale in Azienda Ospedaliera sono stati ricoverati 4.376 pazienti Covid di cui 922 curati in terapia intensiva, vale a dire il 21%. La degenza media dei ricoveri è di 15,7 giorni, che sale a 30,7 giorni per chi passa per la terapia intensiva, dove si rimane in media per due settimane. I deceduti in rianimazione sono stati 109, pari al 17% del totale, ma le mortalità attribuibili al Covid sono il 14,5% sempre rispetto al totale. Come casistiche abbiamo notato che l'obesità è uno dei fattori più a rischio, visto che il 40% dei ricoverati erano pazienti obesi, ma ci sono anche il diabete e l'ipertensione. Le età? Il decesso più giovane è quello di un uomo di 49 anni nella seconda ondata, ma tra i ricoveri abbiamo avuto quest'estate anche molti trentenni. Ora il paziente più giovane presente ha 43 anni privo di patologie pregresse, eppure per salvarlo abbiamo anche dovuto ricorrere alla circolazione extracorporea. Il paziente che è rimasto per più tempo in ospedale? Un 70enne che nella prima ondata è stato ricoverato per otto mesi, la metà dei quali trascorsi tra terapia intensiva e subintensiva: ora si è ripreso del tutto, e questa esperienza ci ha permesso di costruire un rapporto di amicizia tanto che siamo anche usciti insieme a berci uno spritz».

Criticità

Non tutti, però, sono fortunati come questo paziente: «Chi rimane per tre-quattro settimane in terapia intensiva - aggiunge Tiberio - spesso ne esce devastato, e per tornare alla vita ordinaria ci mette mesi tra sovrainfezioni importanti e atrofia da immobilità. Ci sono poi pazienti giovani che restano a casa fino all'ultimo momento pensando di poter guarire da soli e quando arrivano in ospedale hanno già i polmoni distrutti al 90%. Ecco, chi nega la pericolosità o addirittura l'esistenza del Covid dovrebbe vedere cosa succede a questi pazienti. Negazionisti? Ne abbiamo avuti diversi da quest'estate, ma fortunatamente nessuno si è lasciato morire anche perché a loro spieghiamo che se si fanno curare hanno l'85% di possibilità di sopravvivere mentre se si rifiutano hanno dal 95 al 100% di probabilità di non farcela». 

Vaccini

Il dottor Ivo Tiberio chiude fornendo una prova lapalissiana dell'efficacia dei vaccini: «Il dato importante, che va ribadito e sottolineato, è che a oggi nessuna persona con tre dosi è mai arrivata in terapia intensiva».

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