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Cronaca Saonara

È morta Delfina Borgato, nipote di Maria: sopravvisse ai lager nazisti

Si è spenta martedì mattina, all'età di 88 anni, a San Bonifacio (nel Veronese). Originaria di Saonara, riuscì a sopravvivere al campo di Mauthausen. Il comune di Padova le consegnò il "sigillo della città"

Martedì mattina si è spenta a San Bonifacio (nel Veronese) Delfina Borgato, originaria di Saonara, sopravvissuta ai campi di sterminio nazisti e nipote di Luigia Maria Pulcheria Borgato, per i più "Maria Borgato", suora laica poliomielitica, per la quale si è aperto lo scorso gennaio il processo di beatificazione.

LA GUERRA E I LAGER NAZISTI. Delfina aveva compiuto 88 anni lo scorso 7 aprile. Da ragazza, assieme alla zia, si era impegnata nella catena di solidarietà organizzata a Padova da Placido Cortese, il frate che, arrestato, sarebbe stato torturato sino alla morte dai nazisti. Entrambe si prodigarono per aiutare i soldati ricercati dai tedeschi che fuggivano dai campi di lavoro, fino alla notte del 13 marzo 1944, quando, a seguito del tradimento da parte di una persona che avevano ospitato, vennero catturate e recluse prima nel carcere di Santa Maria Maggiore a Venezia poi nel carcere di smistamento di Bolzano. Qui, i destini delle due parenti si dividono: Maria, chiusa in un carro bestiame, fu deportata nel lager di Ravensbrück; Delfina finì nel lager di Mauthausen. 

LA TESTIMONIANZA DOPO LA GUERRA. Della zia non si ebbero più notizie (la sua inabilità al lavoro le aprì presto la strada del “forno crematorio”: venne trasferita allo Jugendlager alla fine di marzo 1945 e da lì non uscì più). La nipote riuscì a sopravvivere a fatiche e privazioni e dopo la Liberazione fece rientro in Italia. Negli anni successivi alla guerra, Delfina, che nel frattempo si trasferì a San Bonifacio, si fece memoria vivente delle opere di solidarietà portate avanti da Maria Borgato. Frequenti le sue partecipazioni e testimonianze anche nelle scuole, dove è stata spesso chiamata per raccontare l'orrore dei lager. Nel 2008, il comune di Padova le consegnò il "sigillo della città", inserendo il suo nome tra i "Giusti del Mondo".

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