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Redazione

Detti popolari,che cosa vuol dire "È finito il tempo che Berta filava"

"So restà in braghe de tea", o "Col seco va ben anca a tempesta", o ancora "El xe 'na bronza cuerta". Sono tanti i detti popolari che senza nemmeno che ce ne rendiamo conto escono quotidianamente dalla nostra bocca per esprimere con una semplice frase un concetto complesso, un'espressione di saggezza o di esperienza popolare, o persino ricordare un antefatto storico che può aiutarci a interpretare il presente. Ma da dove arrivano, come sono nati e perchè sono entrati a far parte della cultura quotidiana questi adagi, questi modi di dire? Prendiamo ad esempio un detto, forse non fra i più usati ma fra i più curiosi e meno immediatamente comprensibili: "È finito il tempo che Berta filava". A titolo di completezza, sta a significare "è finita la pacchia", "i bei tempi sono andati" o, nella sua accezione corta "Quando Berta filava", sta a intendere "tanto, tantissimo tempo fa". Chi era questa Berta? Filava che cosa? Perchè mai il fatto che una tizia di nome Berta ora non fila più qualcosa di indefinibile dovrebbe significare che i bei tempi sono andati? Ebbene, tutti conoscono questo adagio popolare in lingua italiana perché ormai è entrato a far parte della cultura nazionale, anche se, molto probabilmente, la prima volta fu pronunciato in lingua tedesca. Ma la prima che fu riportato fu con buona certezza in dialetto padovano, perché proprio il Padovano, più precisamente la città di Montegrotto, fu teatro dell'aneddoto che diede origine al detto.

COME NACQUE IL DETTO. Leggenda vuole, infatti, che il neo imperatore del Sacro Romano Impero Enrico IV, di ritorno da Roma dove era stato incoronato dall'antipapa Clemente III, tornando verso la Germania assieme a sua moglie, la regina Bertha, facesse tappa a Montegrotto per ritemprarsi e proseguire quindi il viaggio. Ad un banchetto al castello in onore dei prestigiosi ospiti, durante il quale una lunga fila di popolani si assiepò alle porte del maniero per portare doni alla coppia regale, perché si ricordassero anche del popolo e usassero nei suoi confronti clemenza in futuro. Fra i tanti popolani convenuti, una contadina, anch'essa di nome Berta, portava però un dono speciale, e una richiesta per lei molto importante. Ottenuto il beneficio di un'udienza privata con la regina, le domandò la liberazione di Raniero, il suo innamorato imprigionato per non aver potuto pagare le tasse al signorotto locale dopo un pessimo raccolto. La contadina consegnò alla regina l'involto con il suo dono, e questa, una volta aperto il pacchetto, si commosse per la generosità della povera donna trovandovi un grosso batuffolo di lana. Ai giorni nostri può sembrare un dono ridicolo, ma all'epoca (siamo nel 1080), la lana era un bene preziosissimo, e farne dono era un gesto di estrema considerazione, specie per una contadina tanto povera da aver avuto il marito imprigionato per non essere riuscito a pagare le tasse. La regina Bertha, quindi, ordinò immediatamente la liberazione di maniero, e la contadina Berta, sprizzante gioia, non perse occasione per raccontare alle comari del paese la sua storia magnificando la generosità della regina. Detto fatto, una lunga fila di contadine si assiepò davanti alle porte del castello, ognuna con un desiderio da sottoporre alla regina e ognuna con un batuffolo di lana nella mano. Ma la regina, infastidita dall'opportunismo di quelle donne, rispose una volta per tutte "È finito il tempo che berta filava!"

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