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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Domenico, riascoltati i compagni Preside: "Non farabutti omertosi" Mamma: "Qualcuno lo ha spinto"

Mercoledì è stata sentita una decina di ragazzi presente alla tragica gita a Milano. Il dirigente scolastico del liceo Nievo di Padova difende gli studenti: "Sono distrutti dal dolore, erano la sua seconda famiglia"

"L'unica ipotesi è che sia stato spinto giù". Antonia Camin, madre di Domenico Maurantonio, non riesce a spiegarsi in altro modo la morte assurda di suo figlio, lo studente del liceo Nievo di Padova precipitato, nella notte tra sabato 9 e domenica 10 maggio, per cinque piani, da una finestra dell'hotel Leonardo Da Vinci, nella periferia di Milano, dove si trovava con i compagni per visitare l'Expo.

LA MADRE. È lo sfogo di una mamma distrutta dal dolore, quello raccolto in un'intervista a News Mediaset, che ne ha diffuso un'anticipazione: "Visto il contesto della finestra, da cui una persona, in qualunque condizione, non poteva cadere, l'unica ipotesi è che sia stato spinto - ha dichiarato - Domenico non era tipo da farsi coinvolgere in bravate con equilibrismi su cornicioni o davanzali, men che meno al quinto piano. Sarebbe un altro comportamento anomalo che non è assolutamente in linea con il suo modo di essere".

"QUALCUNO LO HA SPINTO PER FARGLI DEL MALE". "Lo vedo un gesto veramente crudele - ha affermato - con un fine ben preciso. Purtroppo e' così. Si tratta di capire chi ha messo in atto questo gesto e perché. Se è uno scherzo, è uno scherzo crudele, disumano, messo in atto con l'intenzione di colpire in modo estremamente grave. È stata un'azione mascherata da scherzo. Probabilmente l'intento era quello di colpire in modo definitivo o quanto meno con delle conseguenze gravissime e irreversibili".

IL PADRE. "Non riesco a capire - ha detto invece il padre, Bruno - perché continua ad esserci una versione secondo la quale nessuno era presente, nessuno ha sentito, nessuno ha visto che appare alquanto improbabile". Lo stesso Bruno Maurantonio, padre del ragazzo, si era detto amareggiato, nei giorni scorsi, del fatto che nessuno abbia ancora parlato.

RIASCOLTATI I COMPAGNI. Intanto, per tentare di ricostruire cosa sia accaduto al 19enne padovano, come sia potuto cadere da quella finestra e se ci fosse qualcuno con lui, gli investigatori della squadra Mobile di Milano, coordinati dal pubblico ministero Claudio Gittardi, continuano ad interrogare i ragazzi che hanno preso parte alla gita. Sono stati ascoltati sia i compagni di classe di Domenico che gli alunni dell'altra sezione che ha partecipato al viaggio, la quinta F. Gli agenti di Padova, delegati dai colleghi milanesi, ne stanno ascoltando una decina in queste ore.

"I RAGAZZI NON SONO OMERTOSI". Martedì, l'avvocato dei genitori, il fiorentino Eraldo Stefani, aveva sollecitato ancora una volta i compagni di Domenico a tirare fuori tutta la verità, sostenendo che la loro ricostruzione finora "non sta in piedi". Anche le pagine Facebook nate in questi giorni additano i ragazzi come omertosi. A difendere gli alunni della quinta E e della quinta F del liceo Nievo, mercoledì mattina è intervenuta la preside: "I ragazzi non sono dei farabutti omertosi come qualcuno li vuole dipingere - ha detto - sono distrutti e affranti, hanno perso un loro compagno e amico. Sono distrutti da un dolore che è secondo solo a quello della perdita di un membro della propria famiglia. Voglio ribadire la mia vicinanza alla famiglia di Domenico. Dopo la sua, l'altra sua famiglia era la scuola".

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