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Cronaca

Fasce elastiche addominali per nascondere i soldi: sequestrati quasi 450mila euro

La guardia di finanza di Padova sabato scorso ha bloccato una cittadina di origini cinesi: imprenditrice nel settore dell'abbigliamento, aveva occultato i contanti

Sabato scorso, nell’ambito degli ordinari servizi di contrasto ai traffici illeciti presso la stazione ferroviaria di Padova, i Finanzieri del Comando Provinciale hanno sottoposto a controllo una cittadina di nazionalità cinese, trovata in possesso di quasi 450mila euro in contanti, che, scesa dal treno, ha tentato di dileguarsi tra la gente alla vista dei militari.

Circa 450mila euro

La pattuglia insospettita dall’anomalo cambio di direzione della donna, ha proceduto al suo fermo per effettuare gli opportuni approfondimenti. Da un preliminare, sommario riscontro è stato accertato che la persona trasportava un’ingente somma di denaro contante, divisa in mazzette di banconote di vario taglio, principalmente da 50 euro, nascosta tra i capi di vestiario custoditi nel bagaglio da viaggio. La donna è stata immediatamente accompagnata negli uffici del reparto operante per essere sottoposta a un’accurata perquisizione a cura di personale femminile. L’attività di polizia giudiziaria ha consentito di individuare ulteriore denaro contante, abilmente occultato sulla persona attraverso l’utilizzo di due fasce elastiche addominali, dotate di oltre una decina di tasche ciascuna, contenenti altrettanti “rotoli” di banconote, di cui 19 da 500 euro.

Autoriciclaggio

La donna, un’imprenditrice cinquantenne operante nel settore dell’abbigliamento, a seguito delle richieste dei militari, non forniva alcuna giustificazione circa la provenienza del denaro, limitandosi a dichiarare di non essere a conoscenza né dell’importo né dell’origine della somma. Per tali motivi, i militari, ritenendo di trovarsi di fronte a denaro di origine illecita, procedevano al sequestro della predetta somma e alla contestuale segnalazione della cittadina cinese all'autorità giudiziaria che convalidava l’atto e rubricava il reato di tentato auto-riciclaggio, tenuto anche conto dell’esiguità dei redditi dichiarati dalla donna negli ultimi anni d’imposta rispetto a quanto rinvenuto.

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