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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

"Le donne nella Difesa: dalla portatrice carnica al Female engagement team"

La conferenza si è svolta giovedì nella sala del Consiglio della Nuova Provincia di Padova, alla presenza di numerosi studenti degli istituti "Ruzza", "Duca d'Abruzzi" e "Fermi"

Si è svolta giovedì nella sala del Consiglio della Nuova Provincia di Padova, alla presenza di numerosi studenti degli istituti scolastici "Ruzza", "Duca d’Abruzzi" e "Fermi", la conferenza dal titolo "Le Donne nella Difesa: dalla portatrice carnica al Female Engagement Team". L'evento, che si inserisce nella programmazione delle commemorazioni del Centenario della Grande Guerra, ha permesso agli studenti di assistere agli interventi di donne, del mondo militare e civile, che hanno portato le loro testimonianza dell’efficacia della presenza delle donne nelle forze armate.

GLI INTERVENTI/1. La moderatrice dell’incontro, Sabrina Parisi, addetto stampa del vice presidente vicario della Camera dei Deputati e ufficiale della Riserva selezionata dell’Esercito, ha introdotto le relatrici: per prima il primo caporal maggiore Jihad Dahbi (militare qualificata operatrice Fet), che ha parlato della propria esperienza nel contatto con le donne durante l’operazione "Leonte" in Libano, e a seguire le esperienze del capitano Silvia Greco, che ha raccontato la dura vita delle donne afghane e ha spiegato cosa significa essere "donne in prima linea". Un "valore aggiunto", quindi, all’efficienza dello strumento militare che risponde con maggiore determinazione alle missioni assegnate dal Paese e dalle Istituzioni, attraverso l’integrazione delle competenze di entrambi i generi.

GLI INTERVENTI/2. Successivamente sono intervenute la giornalista Elena Scarrone, che ha seguito i soldati italiani quale "embedded" in Afghanistan, e la giornalista vicentina Milena Nebbia, anch’essa "embedded" in Libano; entrambe hanno portato le emozioni vissute durante le giornate vissute fianco a fianco dei militari nelle operazioni internazionali. Infine, l’attrice Anna Rita Di Muro, che, nella rappresentazione teatrale "Filo spinato nel cuore", incarna la portatrice carnica ha parlato delle sue emozioni nello scoprire il sacrificio di tante donne nella Grande Guerra.

LE PORTATRICI CARNICHE. La vicenda delle portatrici carniche si colloca in Carnia durante, appunto, la Prima guerra mondiale, dove erano dislocati 31 Battaglioni. Erano circa 10-12.000 i soldati schierati, che dovevano essere riforniti quotidianamente di vettovaglie, munizioni, medicinali, attrezzi vari e materiali per rinforzare le postazioni. La guerra si faceva sulle montagne e i rifornimenti ai Reparti schierati si dovevano portare a spalla. Non c’erano soldati per svolgere questo servizio e per questo motivo fu chiesto aiuto alla popolazione. Le uniche risorse disponibili erano donne, anziani e bambini. Le donne di Paluzza aderirono subito all’invito. Ciascuna aveva un carico di rifornimenti da portare alle prime linee che si aggirava tra i 30 e i 40 chili. Si muovevano in gruppi di 15-20, senza guide. Affrontavano, con la gerla carica, dislivelli da 600 a 1.200 metri. D’inverno si muovevano affondando i passi nella neve. A volte si chiedeva alle portatrici di trasportare a valle, in barella, i militari feriti o caduti in combattimento.

ENTRAMBI I GENERI. La conferenza ha permesso di ribadire che la presenza delle donne nell’Esercito è un "valore aggiunto" all’efficienza dello strumento militare che risponde con maggiore determinazione alle missioni assegnate dal Paese e dalle Istituzioni, attraverso l’integrazione delle competenze di entrambi i generi. Non sussiste alcuna di differenziazione, né formale né sostanziale, tra personale maschile e femminile: a differenza di quanto avviene nella maggior parte dei Paesi occidentali, le donne militari italiane sono impiegate nell’ambito della componente terrestre come piloti di carri, cannonieri, missilisti, mortaisti, pilotano aeromobili alla stessa identica stregua del paritetico personale maschile.

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