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Cronaca

Droga, cellulari e pc in carcere per gestire lo spaccio: tra i perquisiti anche un'avvocatessa

Secondo il magistrato Alex Gianduzzo, ergastolano, si sarebbe fatto portare un'ottantina di grammi di hashish al Due Palazzi, ma avrebbe anche organizzato insieme ad altri due detenuti l'arrivo dall'estero di circa un chilo e mezzo di cocaina dopo essere riusciti a far entrare in carcere telefoni cellulari e un computer

Ergastolano, eppure in grado di gestire un traffico di droga da dietro le sbarre: parte da qui il decreto di perquisizione firmato dal pm Benedetto Roberti nei confronti di tre persone legate ad Alex Gianduzzo, 45enne di San Donà di Piave che dovrà rimanere in carcere a vita a Padova per aver ucciso nel 2003 due narcotrafficanti di origine albanese da cui stava per acquistare un maxi-carico di cocaina.

I fatti

A raccontare l'accaduto con dovizia di particolari è il "Corriere del Veneto", che spiega come secondo il magistrato non solo Gianduzzo a fine dicembre 2021 e nell'agosto 2022 si sarebbe fatto portare un'ottantina di grammi di hashish al Due Palazzi, ma avrebbe anche organizzato insieme a Giuliano Napoli e Francesco Venturi, anch'essi detenuti, l'arrivo dall'estero di circa un chilo e mezzo di cocaina nascosta in pacchi contenenti prodotti di bellezza. Come? Sempre secondo l'accusa l'ergastolano sarebbe riuscito a far entrare in carcere telefoni cellulari e pure un computer, così da poter mantenere i contatti con l'esterno. Ecco spiegato il decreto di perquisizione per tre persone: è stato trovato un pacchetto con mezzo chilo di hashish in casa di un parente di Gianduzzo, ora in regime di arresti domiciliari. Perquisite anche le abitazioni del fratello di Giuliano Napoli e della compagna di Francesco Venturi, avvocatessa udinese il cui legale nega alcun coinvolgimento: i tre detenuti e i tre perquisiti sono ora indagati per detenzione in concorso di sostanze stupefacenti a fini di spaccio e di accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti in carcere.

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