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Martedì, 19 Marzo 2024
Cronaca Altichiero / Viale Nereo Rocco

Elena Guerra: «Nelle motivazioni del giudice la prova che Mauro è stato ucciso. Al processo il Pm ha difeso l'imputato invece che la vittima»

Nel corso di un dibattito allo Sherwood Festival è intervenuta Elena Guerra, la sorella di Mauro:«Nelle cinquanta pagine scritte dal giudice ci sono spiegati gli abusi commessi. Però non si capisce perché l'imputato sia stato assolto e nessuno paghi per mio fratello»

Nel corso di un dibattito nell’ambito dello Sherwood Festival, dal titolo  “La società del controllo. Sicurezza, repressione e abusi”, è intervenuta anche Elena Guerra, la sorella di Mauro. «Quando a dicembre è stato assolto perché il fatto non costituisce reato, come dice la sentenza di primo grado, il maresciallo Marco Pegoraro, alla mia famiglia è crollato di nuovo il mondo addosso». Pegoraro era da tre anni sotto accusa per aver sparato al 32enne Mauro Guerra il 29 luglio 2015 a Carmignano Sant’Urbano, dopo aver tentato di imporre, supportato da altri nove carabinieri, un Tso che nessuno aveva ordinato. 

Giudice

Così Elena Guerra sceglie proprio le motivazioni per spiegare il dramma che stanno vivendo da quattro anni. »Per raccontare la storia di mio fratello voglio usare le parole del giudice che ha assolto chi ha ucciso mio fratello, quelle che ha scritto nelle cinquanta pagine di motivazioni dell’assoluzione del Maresciallo Pegoraro. Il giudice scrive di non aver ravvisato gli estremi dell’omicidio colposo, però descrive in cinquanta pagine tutta una serie di reati che hanno commesso i carabinieri prima di arrivare al momento dell’uccisione di Mauro. Perché la giornata è stata lunga».

Sentenza

Pensare che sono parole scritte in una sentenza, deve far riflettere: «E’ stata, come scrive il giudice, una operazione maldestra e goffa. Lui descrive Mauro come un soggetto che è inteso difendersi verso quella che lui percepiva come una limitazione della sua libertà personale. Descrive l’operato dei carabinieri come fosse un inseguimento con dei tentativi di immobilizzazione della persona offesa che sono state condotte in modo del tutto arbitrario e illegittimo dai carabinieri».

Nero su bianco

E’ un fiume in piena Elena, parla per circa sei minuti ma ci mette lucida passione: «Il giudice scrive anche che nessun cittadino può essere obbligato a un trattamento sanitario se non per disposizione di legge. E nel caso di mio fratello, lo ribadisce sempre il giudice, non c’erano. Dice che la limitazione della libertà personale di un cittadino non può che costituire un atto del tutto illegittimo. Il giudice scrive anche che i carabinieri e i medici che sono intervenuti quel giorno hanno avuto un comportamento del tutto ondivago e confuso».

TSO

Ne ha ancora, la sorella di Mauro Guerra: «Il giudice parla anche di un grave tentativo di stordimento, sempre illegittimo e di limitazione di libertà personale quando hanno tentato di sedare Mauro. A mio fratello sono stati negati i  più elementari diritti costituzionali, di autodeterminazione e di integrità fisica del cittadino. Non c’era nessun stato di necessità che prevedesse l’intervento dei carabinieri. Sono tutte parole scritte nella motivazioni. E’ agli atti tutto quello che ho citato».

Domanda

Dopo aver fatto l’elenco di tutte le incongruenze e i fatti che il giudice ha elencato, Elena dichiara: «Ecco, letto tutto questo, ci siamo chiesti come sia stato possibile che chi ha sparato a mio fratello sia stato giudicato innocente. E la risposta che ci siamo dati è che, anche se, di fronte a un’analisi così dettagliata, l'imputato viene assolto, è chiaro che doveva andare in questo modo».

Procura che smonta la sua perizia

Poi amaramente constata. «La cosa che ci fa più male è vedere come lo Stato non sappia processare se stesso. La procura è stata la migliore difesa dell’imputato. Neppure il difensore di Pegoraro ha fatto un’aringa come quella del Pm. Perfino la perizia balistica, che provava che lo sparo è arrivato da cinquanta centimetri, ha delegittimato. Il Pm che prende le distanze da una perizia fatta dalla sua stessa procura? Noi ci credevamo alla giustizia, ci abbiamo creduto fino a quando abbiamo messo il piede in aula la prima volta».

Indagini 

Infine la stoccata finale: «La morte di mio fratello si poteva evitare. E oggi noi siamo una famiglia distrutta. I carabinieri si sono sentiti liberi di fare quello che volevano perché è un piccolo paese il nostro. Ma la situazione gli è sfuggita di mano. Volevano dare una lezione a mio fratello, non ci sono riusciti e così si inventati la storia del Tso. Per questo Mauro è morto. E non dimentichiamo, le indagini sui carabinieri che sono intervenuti quel giorno, le hanno fatte gli stessi carabinieri».

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