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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Emar, gli argini dei fiumi ai raggi X per la sicurezza

Il nuovo sistema di valutazione messo a punto anche dall'università di Padova permette di capire se sono presenti sabbie e limo o scavi di roditori che destabilizzano l'intera struttura

Un intervento generico di diaframmatura, la messa in sicurezza di un argine, costa decine di milioni di euro al chilometro. Un nuovo sistema di valutazione dello stato degli argini dei fiumi messo a punto dall'Istituto nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (Ogs) di Trieste e dal dipartimento di Geoscienze dell'Università di Padova può consentire invece di intervenire solo nei punti in cui effettivamente serve, con un notevole risparmio di risorse pubbliche.

COME FUNZIONA. Si chiama "Emar" il nuovo protocollo che si basa sull'analisi congiunta di dati geofisici del corpo dell'argine e di quelli del telerilevamento sull'interazione tra l'argine e i sedimenti presenti nella pianura alluvionale. Il sistema integra l'uso di onde radar, che individuano cavità e cunicoli presenti in superficie, con l'induzione elettromagnetica, che analizza l'intero spessore dell'argine evidenziando la presenza di zone sabbiose. A questa prima fase del rilevamento viene abbinata la tomografia elettrica in corrente continua, che precisa meglio le anomalie permettendo agli esperti di progettare l'intervento di risanamento.

ARGINI AI RAGGI X. "Il protocollo che l'Ogs ha messo a punto - afferma Roberto Francese, geofisico dell'Istituto - permette di studiare e descrivere la struttura complessiva degli argini, dalla superficie a una profondità di 6-7 metri. In sintesi, serve a capire se l'argine è argilloso, e dunque garantisce una buona tenuta all'acqua, o se invece sono presenti sabbie e limo o scavi di roditori che destabilizzano l'intera struttura. L'apparecchiatura viene montata su mezzi motorizzati permettendo di esaminare decine di chilometri di argini al giorno". Finora il protocollo è stato testato sui fiumi Piave, Serraglio, Chiampo, Ceresone e Aldegà, che in anni recenti sono stati teatro di piene.

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