Pizzo di "carne e soldi" al macellaio, patteggia tre anni

Pizzo di "carne e soldi" per almeno tre anni ai danni di un macellaio padovano, poi l'arresto in flagranza di reato e ora il patteggiamento di tre anni e mezzo con l'accusa di concorso in estorsione continuata e violazione della misura di prevenzione della sorveglianza speciale. E' l'epilogo di una vicenda di estorsione che ha come protagonista un nomade 39enne della famiglia Cancelli che per anni ha minacciato l'imprenditore pretendendo che gli venisse pagata una somma di denaro e una certa quantità di prodotto. L'attività dei carabinieri è stata portata a termine lo scorso aprile: pedinamenti ed intercettazioni hanno permesso agli investigatori di sorprendere il nomade sul fatto. L'imprenditore infatti, residente in città, non aveva mai sporto denuncia. 

IL BLITZ E L'ARRESTO. Il blitz degli uomini dell'Arma ha permesso di cogliere i due soggetti mentre caricavano nel bagagliaio dell'auto carne e denaro appena riscossi. Il fatto che quest'ultimo fosse stato occultato tra i prodotti, ha permesso appunto di incastrare l'estorsore, già sottoposto a sorveglianza speciale per pericolosità sociale. Da quanto si è appreso, il "pizzo" inizialmente sarebbe stato, oltre alla carne, di 450 euro a settimana, prelevato da una sola delle due macellerie. Sarebbe poi stato esteso ad entrambe le attività commerciali dell'imprenditore, e alzato prima a 650 euro, poi a mille, ovvero la cifra rinvenuta dai carabinieri giovedì sera, custodita in una busta, tra varie altre contenenti la carne. Il nomade era finito in manette ed era stato accompagnato al Due Palazzi di Padova. Il soggetto gravitava anche nel Veneziano. Non si esclude, quindi, che fatti del genere possano essere stati compiuti anche ai danni di attività commerciali della provincia lagunare.