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Cronaca

Detenuto modello evade grazie al permesso premio: era in carcere per omicidio

Doveva fare rientro al Due Palazzi entro le 18 di venerdì ma dell'uomo, un 43enne bosniaco condannato a 23 anni di carcere, nessuna traccia. Alcuni testimoni l'avrebbero visto salire su un'auto guidata da un complice. Le ricerche sono state diramate a tutte le forze di polizia

Il magistrato di sorveglianza gli aveva concesso un permesso premio per recarsi nella struttura "Piccoli passi" di via Po, a Padova, dove si sarebbe dovuto fermare dal 26 al 29 settembre ma al Due Palazzi non è mai rientrato. Il suo rientro era fissato per le 18 di venerdì ma di lui nessuna traccia.

LA FUGA.

Era autorizzato ad uscire dalla struttura tre ore al giorno per tutti i giorni di permesso purché accompagnato dai volontari o dai familiari, rimanendo nel territorio comunale di Padova e potendo sconfinare in quello di Limena. Come riportano i quotidiani locali l'uomo, 43enne bosniaco, sarebbe stato visto salire su un auto guidata da un complice. Le ricerche dell'evaso sono state diramate a tutte le forze di polizia.

CHI ERA.

Era in carcere per una condanna a 23 anni di reclusione dopo che nel 1996 aveva ucciso a colpi di pistola un connazionale a Torino al quale si è aggiunta una condanna di 4 anni per altri crimini commessi in diverse città d'Italia. Il bosniaco trasferito al Due Palazzi, si è sempre comportato come un detenuto modello. Si era messo anche sui libri e il 16 giugno di quest'anno si era laureato in Filosofia.

LA DENUNCIA DEL SAPPE.

"Tecnicamente si tratta di evasione, e questo non può che avere per lui gravi ripercussioni se non si costituisce al più presto”, spiega Giovanni Vona, segretario nazionale per il Triveneto del Sindacato Autonomo polizia penitenziaria Sappe. “Nei primi sei mesi del 2017 si sono verificate, nelle carceri italiane, 6 evasioni da istituti penitenziari, 17 evasioni da permessi premio e di necessità, 11 da lavoro all’esterno, 11 da semilibertà e 21 mancati rientri di internati.- continua - Dati minimi, rispetto ai beneficiari: si pensi che nell’interno anno 2016 sono stati concessi 32.617 permessi premio e le evasioni in tutto sono state 34, ossia lo 0,1%.  Questo non deve perciò inficiare l’istituto della concessione delle ammissioni al lavoro all’esterno o dei permessi ai detenuti”.

EMERGENZA.

È senza appello la denuncia del Sappe, per voce del Segretario Generale Donato Capece: “Il sistema penitenziario, per adulti e minori, si sta sgretolando ogni giorno di più. Il sistema delle carceri non regge più, è farraginoso, e le costanti e continue evasioni ne sono la più evidente dimostrazione. Abbiamo registrato un numero di evasioni incredibili, da istituti e da mancati rientri, in pochissime settimane. Servono ameno 8mila agenti di polizia penitenziaria per fronteggiare le costanti criticità, ed invece sono state autorizzate dal Governo solamente 305 nuove assunzioni, dal mancato finanziamento per i servizi anti intrusione e anti scavalcamento? E ci rendiamo conto, come avevamo denunciato, che mettere gli uomini di 25 anni nei penitenziari minorili è stata una scelta politica sbagliata, che ha determinato anche l’atteggiamento aggressivo dei minorenni verso i poliziotti?”.

POTENZIAMENTO NECESSARIO.

Capece non nasconde dunque la preoccupazione del Sappe, visto che sono state numerose analoghe evasioni da vari penitenziari italiani nelle ultime settimane e rilancia un nuovo impiego operativo del Corpo di polizia penitenziaria sul territorio, proprio a controllo di questi soggetti.“L’Amministrazione Penitenziaria guidata da Santi Consolo è costantemente responsabile di troppi eventi critici ed è l’ora che il Ministro della Giustizia Andrea Orlando ripensi il sistema. Servirebbe, e il Sappe da tempo lo propone, un potenziamento dell’impiego di personale di polizia penitenziaria nell’ambito dell’area penale esterna. E per farlo, servono nuove assunzioni nel corpo di polizia penitenziaria. La sicurezza dei cittadini non può essere oggetto di tagli e non può essere messa in condizione di difficoltà se non si assumono gli agenti di polizia penitenziaria. Anche queste possono essere le conseguenze alle quali si va incontro con lo smantellamento delle politiche di sicurezza dei penitenziari e delle carenze di organico della polizia penitenziaria, che ha 8mila agenti in meno. Chiudere uffici di polizia è sempre sbagliato: ne va della sicurezza sociale”.

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