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Cronaca

Fatture false indirizzate ad aziende fantasma: sequestrati conti, auto e immobili

Le Fiamme gialle della tenenza di Noventa Vicentina hanno portato allo scoperto un insidioso sistema di frode all’Iva pari a 575mila euro: perquisizioni anche nel Padovano

Le indagini eseguite dai finanzieri della Tenenza di Noventa Vicentina sono nate dall’esecuzione di due distinte verifiche fiscali che hanno consentito di constatare che P.G. 58enne, da un lato, utilizzava il nome di altre aziende inconsapevoli, operanti prevalentemente tra le provincie di Vicenza e Padova, per realizzare le fatture fittizie e, dall’altro, si avvaleva di un’azienda “cartiera” riconducibile a G.E. 71enne così da ottenere l’abbattimento dell’Iva e delle imposte sui redditi, utile al perfezionamento dell’acquisto del capannone.

La contabilità

In particolare, i finanzieri della tenenza di Noventa Vicentina hanno scoperto che per tenere in equilibrio la propria contabilità l'indagato P.G. aveva emesso a sua volta ulteriori fatture false (non imponibili ai fini dell’IVA) indirizzate ad operatori economici albanesi e serbi, sfruttando il meccanismo della cosiddetta “esportazione indiretta”, risultando così “invisibile” agli operatori doganali, dato che in questo modo tutti gli adempimenti connessi all’esportazione sarebbero ricaduti sui destinatari della merce.   Il coinvolgimento nelle indagini dell'Interpol operante in Serbia ed Albania ha permesso di appurare che i destinatari di queste fatture erano nomi di fantasia di aziende mai esistite oppure, in rari casi, di imprese realmente esistenti ma che non avevano avuto alcun rapporto commerciale con l’azienda veneta nel periodo in questione.

Le fatture false

Le Fiamme gialle hanno appurato che l’emissione delle fatture false ha avuto inizio poco prima del pagamento del primo anticipo per l’acquisto dell’immobile aziendale destinato ad essere la sede della ditta ed è terminata poco dopo il pagamento dell’ultima tranche, con la stesura del contratto di compravendita definitivo. Il gip del tribunale di Vicenza ha pienamente condiviso l’impianto accusatorio che ha portato alla scoperta di un insidioso sistema di frode all’Iva perpetrato mediante l’autoproduzione di fatture per operazioni inesistenti e ha quindi provveduto al sequestro del capannone aziendale, di denaro e di un’Audi A4, pari alla frode alle casse dello Stato quantificata in 575mila euro.

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