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Cronaca Este

Nuova udienza del processo Pegoraro. La famiglia della vittima, Mauro Guerra: "Nuova perizia sul video"

Elena Guerra: "Ci siamo rivolti a uno specialista in perizie di questo tipo. Non capiamo perché la procura non ha fatto trascrivere le conversazioni che non si sentono bene"

“Ci siamo rivolti a uno specialista in perizie di questo tipo. E’ un professionista, che fa di questa attività il suo lavoro. La pulizia degli audio e dei video è necessaria. Il materiale audiovisivo che è stato acquisito quel giorno, ha tanti passaggi non chiari, tante scene in cui non si sentono i dialoghi. Non capiamo perché la procura non ha fatto trascrivere anche le conversazioni che non si sentono bene. Così abbiamo deciso di fare anche questo tentativo per dare un contributo nel tentativo di ristabilire la verità”. A raccontarcelo è Elena, la sorella maggiore a pochi giorni da una nuova udienza del processo in cui sarà ancora sentita la parte civile.

Spese

L'ingaggio di questo professionista è anche l’ennesimo pesante sacrificio economico, per una famiglia semplice, una famiglia come tante, investita dalla tragedia più grande che ci possa essere, la perdita di un figlio, di un fratello.

Mercoledì 3 ottobre

Nell’ultima udienza, quella del 18 luglio scorso, erano state sentite la mamma, Giusy, e proprio lei, la sorella Elena. Mercoledì 3 ottobre sarà invece il turno del fratello, allora minorenne e che adesso ha compiuto la maggiore età e del padre Ezio, 66 anni a dicembre. Tra i testimoni di parte civile presumibilmente verrà sentita una terza persona che è stata testimone della trattativa che è stata fatta fuori di casa. Lei è una vicina di casa che è uscita per dare dare sostegno a mamma Giusy.

Parte civile

La signora in questione è stata quasi tutto il tempo vicino alla mamma di Mauro ed è la compagna di quello che era il suo migliore amico, tanto che avevano anche fatto un viaggio insieme. E’ la terza udienza del processo, che vede imputato il maresciallo dei carabinieri, Marco Pegoraro, alla sbarra per omicidio come conseguenza di un eccesso colposo di legittima difesa. 

Il fatto

Il 20 luglio del 2015 infatti, Mauro Guerra, un 32enne di Carmignano di Sant'Urbano, provincia di Padova, è rimasto ucciso da un colpo di pistola sparatogli a un metro e mezzo di distanza dal maresciallo dei carabinieri del suo stesso paese, Marco Pegoraro appunto. Sfuggiva a un Tso, mai legittimamente richiesto e mai autorizzato, che i carabinieri di Carmignano di Sant’Urbano volevano imporgli, con una convinzione tale che a un certo punto hanno pure chiamato rinforzi da altre caserme.

Squilibrio

Il giudice monocratico è il primo che davvero ascolta la famiglia Guerra, testimone diretta dei fatti, che si trovava in casa quel pomeriggio del 29 luglio quando i carabinieri tentarono di convincere il 32enne, commercialista ed ex parà, ad andare in ospedale visto che, a detta degli investigatori, il giovane aveva dimostrato segni di squilibrio “pericolosi per sé e per gli altri”.

Chi l’ha visto?

La trasmissione “Chi l’ha visto?”, condotta da Federica Sciarelli, si è intanto occupata del caso, ospitando la mamma e la sorella di Mauro che hanno commentato in studio proprio quelle immagini che ora sono in mano a questo nuovo perito: “La trasmissione ha dato visibilità a livello nazionale di questa che è inevitabilmente una storia che fa fatica ad avere l’attenzione mediatica che merita. Perché si tratta di una vicenda molto difficile e inevitabilmente scomoda. Mauro è stato ucciso da un carabiniere, ricordiamolo. Lo hanno assediato per ore, inseguito a casa, inseguito fuori, neanche fosse stato un delinquente”. Poi aggiunge molto convinta: "Noi a Federica Sciarelli dobbiamo solo dire grazie".

Empatia

Sei ancora dell’idea, chiediamo alla sorella, che partecipare alla trasmissione sia stata una mossa buona per voi? “Forse per qualcuno aver mostrato la crudezza di quanto accaduto può non aver giovato alla causa, non ha reso “simpatico” Mauro. Per le idee che manifesta, per come lo fa, per il sarcasmo che usa nel tentare di mettere una distanza tra lui e chi vuole imporgli un Tso non autorizzato. Per la sua fisicità, perché Mauro è possente, forte. Non è un giovane gracile, Mauro è allenato, ha un fisico d’atleta”.

Bilanciere

La scena del bilanciere avviene dopo un’ora e quaranta dal momento in cui i Carabinieri si presentano a casa della famiglia Guerra, eppure nei giorni seguenti si è data quasi più importanza a quel gesto che a ciò è accaduto dopo, fermo restando che a quel Tso, tuo fratello, non doveva essere sottoposto: “Le immagini mostrano sì la reazione di un uomo braccato che a un certo punto arriva ad agitare un bilanciere, quasi con aria di sfida. Ma c’è la paura nei suoi occhi, la disperazione di chi si sente perduto, solo. Quello che succede dopo, la sua morte, non è giustificabile in alcun modo. Ricordiamoci che Mauro quando è stato raggiunto correva in un campo a piedi nudi, sulla terra durissima e in mutande. Dove avrebbe potuto andare? A chi avrebbe potuto fare del male?”. Le immagini, facciamo notare, non sempre sono chiare e soprattutto quanto accade nel campo non è così evidente, tutt’altro: ”Per questo abbiamo chiesto una perizia particolareggiata a un professionista. Vogliamo che sia chiarito tutto ciò che è accaduto in quelle ore".

Fargo e i buoni

In questa Fargo padana, dove se non fosse che è realmente accaduto la trama sembrerebbe davvero quella di una serie dei fratelli Coen. Con l'unica differenza che qui il bianco diventa il colore predominante solo quando c'è la nebbia e quello che brucia la pelle non è il freddo. Ma la storia, le storie, le vicende che si intrecciano, la diversa umanità e personalità, sono così varie e imprevedibili che farebbero davvero pensare alla trama di una serie di successo, data anche l'elevata presenza di elementi assolutamente contraddittori. E' tutto, quasi, troppo. E soprattutto Mauro Guerra, la vittima, non è esattamente il debole, il buono, il prevaricato che ci si aspetta. Ecco, Mauro Guerra non incarna esattamente lo stereotipo dell'indifeso. Eppure, forse proprio per questo, c'è ancora più bisogno di verità. Per segnare il punto su che tipo di giustizia si vuole e soprattutto, per chi la si vuole. 

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