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Cronaca Stanga / Via Longhin

Furti e rapine a orafi e portavalori Arrestati 18 nomadi di via Longhin

La base logistica del gruppo criminale a Padova. A Treviso e Udine recuperate centinaia di banconote macchiate frutto delle razzie, interrate nei campi incolti ed imbustate, pronte per essere ripulite e riciclate

Una maxi operazione della squadra Mobile di Padova ha consentito, all'alba di mercoledì, di sgominare un gruppo criminale, composto da italiani di etnia rom, ritenuto responsabile di furti e rapine in particolare nei confronti di rappresentati orafi e furgoni portavalori. Il blitz ha interessato ben quattro regioni: Veneto, Lombardia, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna.

VIDEO: Il blitz della polizia al campo nomadi

CAMPO NOMADI DI VIA LONGHIN. Base logistica della banda, nonché domicilio di diversi indagati, il campo nomadi di via Longhin a Padova, dove sono state eseguite numerose perquisizioni. 18 le misure cautelari emesse dal gip padovano Cristina Cavaggion ed eseguite dalla squadra Mobile di Padova coordinata dal Servizio centrale operativo e con l'ausilio delle Mobili di Milano, Treviso, Vicenza, Udine, Venezia, Verona, Rovigo, Belluno, Forlì e di personale del commissariato di Monza, nonché di numerosi equipaggi del Reparto prevenzione crimine Veneto e dei vigili del fuoco con attrezzature sofisticate. 14 gli arresti in carcere e 3 le donne finite ai domiciliari. Una persona risulta tuttora ricercata.

VIDEO/1: L'intervista al capo della squadra Mobile Marco Calì

BANCONOTE INTERRATE NEI CAMPI. L'operazione ha consentito di acquisire gravi elementi indiziari a carico del gruppo criminale - al quale viene contestata l'associazione a delinquere - dedito a delitti contro il patrimonio, ricettazione e riciclaggio di consistenti somme di danaro. Gli indagati, in base a quanto ricostruito dagli inquirenti, erano in grado di attivarsi per ripulire e riciclare le banconote macchiate e bruciate dai dispositivi di sicurezza dei furgoni portavalori. Nel corso dell'indagine sono state recuperate in provincia di Treviso e Udine centinaia di banconote macchiate frutto delle razzie ai portavalori, interrate in alcuni campi incolti e imbustate.

IL NEO SINDACO BITONCI (LEGA): "Aria nuova a Padova"

LA SEGNALAZIONE CHIAVE. Tre lunghi anni di indagini incentrate sul campo nomadi di via Longhin sono serviti per fare di tutta l'erba un fascio e attribuire alla stessa banda organizzata decine di episodi di cronaca, in tutto una cinquantina quelli contestati, che avevano portato fino ad oggi, a denunce ed arresti singoli già finiti a riempire pagine di giornali. Con il blitz e gli arresti di mercoledì si è chiuso il cerchio. Il "la" alle indagini nel 2011, con la segnalazione di un gioielliere di Noventa Padovana, insospettito da un'auto che sembrava seguirlo. Sono così partite le intercettazioni. La stessa auto sarebbe stata usata successivamente dai tre individui che aggredirono un tabaccaio di Bovolenta nel corso di una rapina.

IL CAPO E IL "LAVANDAIO". "Zingari brillanti" è il nome scelto dalla squadra Mobile euganea per l'operazione. Il gruppo criminale, composto da nomadi, per lo più imparentati tra loro, non disdegnava infatti concedersi qualche lusso. Viaggiavano su auto di grossa cilindrata, come una Jaguar, con cui mettevano a segno anche dei colpi. Andavano per locali, parcheggiavano la stessa Jaguar beatamente e incivilmente sui posti riservati per i disabili. Il capo è stato individuato nella figura di Antonio B., detto Totti, 26enne già detenuto in carcere per gli arresti dei mesi scorsi di Trento per rapine a gioiellieri. Due le generazioni presenti nel gruppo: i vecchi e i giovani. I colpi contestati vanno dalla rapina violenta alla spaccata alle auto in sosta. Nel mirino diversi gioiellieri, ma anche cinesi del China Ingross di corso Stati Uniti, in più d'uno rapinati sotto casa. Tantissimi i furti su auto.

I COLPI, I SOLDI E LE DONNE. Tra i colpi più eclatanti quelli messi a segno nel 2011 a Monselice e a Mira, nel Veneziano, con l'assalto a due furgoni portavalori della Fidelitas da cui sono state asportate valigette con 200mila euro, gettate nel fiume al termine di un lungo inseguimento terminato in via Longhin. Un altro ruolo chiave nella banda era quello di Massimo D., detto Nino Bacanino, 46enne domiciliato nel campo nomadi di Brendola, nel Vicentino, esperto nel lavaggio delle banconote macchiate. Il denaro racimolato veniva utilizzato per il sostentamento di tutto il campo, nonché per l'acquisto di auto intestate a terzi soggetti, delle "teste di legno". Soldi usati anche per affrontare le spese legali per i numerosi procedimenti a carico degli appartenenti al gruppo, per assistere i familiari di chi veniva arrestato. I soldi venivano spesso riciclati nelle sale Bingo e, quelli irrimediabilmente macchiati, alle macchinette cambia denaro. Il ruolo delle donne non era per nulla secondario: erano a conoscenza di tutto, ma spesso davano anche un contributo attivo nei raid, soprattutto nelle spaccate su auto.

LE PERQUISIZIONI. Aiutati dai vigili del fuoco intervenuti con le ruspe, una 70ina di poliziotti ha battuto palmo a palmo l'intero campo nomadi di via Longhin, composto da 17 moduli abitativi e 10 roulotte. Gli agenti hanno alzato queste ultime, controllato nei tombini, scavato anche nel terreno vicino al campo. Niente armi e soldi. Dal blitz di mercoledì a Padova sono solo spuntati alcuni oggetti come dei tablet e borse, frutto di precedenti colpi. All'interno della zona gli agenti hanno riscontrato in alcuni casi pessime condizioni igienico-sanitarie. Perquisizioni sono scattate anche al campo di Vigodarzere e a quello di Albignasego in via Roma.

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