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Cronaca

"Diavolo", Galan contro il prete e l'omelia "diffamatoria" si oppone all'archiviazione

L'ex governatore insiste per il procedimento penale nei confronti del viceparroco di Torre di Padova, per un'omelia pronunciata il 22 febbraio dello scorso anno

Il pubblico ministero Francesco Tonon ha chiesto l'archiviazione del fascicolo contro don Francesco, il viceparroco di Torre di Padova accusato di diffamazione da Giancarlo Galan. Mercoledì, come riportano i quotidiani locali, il legale del prelato, Orietta Baldovin, ha chiesto la sollecitazione del procedimento di archiviazione, ribadendo come non vi fosse alcun intento diffamatorio nelle parole del suo assistito. Non è dello stesso parere l'ex governatore del Veneto, che, con il suo avvocato, Alberto Berardi, ha insistito sul procedimento penale nei confronti del religioso. La decisione starà al giudice Cristina Cavaggion.

I FATTI. Nel corso di un'omelia pronunciata il 22 febbraio dello scorso anno, il sacerdote, adeguando le parole del Vangelo ai fatti di vita, aveva paragonato il politico al diavolo, riferendosi, in particolare, alle vicende legate allo scandalo Mose (Galan ha patteggiato 2 anni e 10 mesi e una somma di 2,6 milioni di euro). Il prete aveva utilizzato l'espressione "Satana corrotto e tentatore", parlando delle banche che finanziano il mercato delle armi e dei fatti del Mose. Di qui, la querela.

NON FU DIFFAMAZIONE. Secondo il pm, tuttavia, quelle parole, pronunciate in chiesa alla presenza dei fedeli, non sarebbero affatto diffamatorie nei confronti dell'ex presidente della regione Veneto. Lo stesso papa Francesco, infatti, ha detto Tonon, ha utilizzato espressioni come "la corruzione puzza, la società corrotta puzza. Cosa spetta ai corrotti? Questa è la maledizione di Dio". "Non si sarebbe quindi trattato d'altro che di esortazioni a tenere comportamenti eticamente consoni - come spetta alla chiesa - impiegando ad esempio fatti che i parrocchiani conoscevano bene. In un eventuale processo, il fatto "non costituirebbe reato", oppure bisognerebbe a questo punto tirare in causa anche il santo padre, che più volte ha puntato il dito contro la corruzione.

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