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Cronaca Piazze / Piazzetta Amleto Sartori

Girotto, movimento 3V, si candida a sindaco: «Padova è una città morta»

Non parla con i cronisti a cui dice «Non li conosco i temi della città, non so nulla» e dal palco parla più che altro di vaccini. Raccolta firme per chiedere le dimissioni di Giordani e Grassi

Sigaro acceso, attorniato da sostenitori. Ma non appena si avvicinano i giornalisti lo sguardo si indurisce. Paolo Girotto, veterinario di Montegrotto radiato dall’Ordine e candidato sindaco del Movimento 3V (Vaccini vogliamo verità), non vuole rispondere alle domande: «Non li conosco i temi della città, non so nulla».

La candidatura

La sua candidatura alle amministrative è stata annunciata la scorsa settimana alla manifestazione No pass a cui non ha potuto partecipare perché influenzato. Sabato 22 gennaio in piazzetta Sartori ha avuto il suo bagno di folla, c'erano 300 persone. Doveva essere presente anche Gianluigi Paragone di Italexit ma a quanto pare è positivo al Covid quindi è tutto rimandato. Girotto dal palco non ha spiegato cosa vuole fare per la città, si è concentrato sulla pandemia e sui vaccini. «Padova è una città morta. Di fronte a questo tsunami anti-democratico e alla follia della pandemia mi sono reso conto che bisogna alzare il livello di protesta» ha detto il candidato. Girotto non è nuovo alla politica, alle scorse regionali ha presentato una sua lista ottenendo lo 0,88% dei voti.

La manifestazione

E mentre sul palco si susseguivano gli ospiti, sotto un gazebo in fondo alla piazza si poteva firmare per chiedere le dimissioni del sindaco Sergio Giordani e del prefetto Raffaele Grassi. Il 28 gennaio i No vax presenteranno una denuncia (non si è capito bene per quale reato e contro chi) nei tribunali di tutta Italia. Gli oratori che hanno intrattenuto i manifestanti prima hanno annunciato di voler sostenere Giorgio Agamben nella scalata al Quirinale (forse non sanno che i cittadini non presentano nomi di candidati, lo fanno i parlamentari e i grandi elettori) e poi se la sono presa con i giornalisti che sono stati insultati («Infame» è l’offesa più lieve) e l’Ordine è stato definito “fascista”.

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