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"Il sequestro Moro", la graphic novel di Becco Giallo a quarant'anni dall'agguato in via Fani

Uscita a giugno, opera di due giovani autori, Tommaso Arzeno e Luca Bagnasco. Abbiamo incontrato a Padova lo sceneggiatore, con il quale siamo tornati su questo lavoro

É uscita a giugno dell’anno scorso, poco prima che i lavori della commissione sul caso Moro fossero stati resi pubblici, la graphic novel edita Becco Giallo che ricostruisce quei drammatici giorni. A quarant’anni precisi dal giorno dell’agguato, era il 16 marzo 1978, ci è parso interessante tornarci, soprattutto se uno dei due autori ce lo ritroviamo, non proprio casualmente, in città.

Be Comics 

Se Tommaso Arzeno si è occupato dei disegni, alla sceneggiatura ci ha pensato Luca Bagnasco. √ con lui che ne parliamo. In clima di Be Comics, non è inusuale in questi giorni incontrare a Padova chi opera nel mondo del fumetto. Luca ci è capitato proprio così, tra le mani. E ne abbiamo approfittato. I due giovani autori, che in quell’epoca non erano ancora nati, hanno fatto un lavoro certosino per raccontare questa vicenda che ancora oggi divide e allo stesso tempo, appassiona.

Via Fani e i suoi misteri

“Su Moro e tanti di questi casi che sono spesso archiviati alla voce misteri d’Italia, è sempre una gara a chi ha la rivelazione più grossa. Il lavoro investigativo è una cosa differente, lo scoop in questo senso per noi non era importante. Lo era invece raccontare il sentimento del periodo, come viveva la gente, come viveva si viveva a Roma in quell’anno”. Che fonti vi sono parse particolarmente interessanti? “L’archivio storico dei giornali ci ha molto aiutato. Abbiamo voluto riportare ad esempio le dichiarazioni del tempo, della moglie di uno degli agenti di scorta ucciso, che diceva che si sarebbe data fuoco davanti al Parlamento se lo Stato avesse trattato con i brigatisti. C’era il dramma di lui, ma anche quello di altre cinque persone coinvolte, i caduti di via Fani. E le famiglie di tutti questi, di conseguenza. Ma di solito certi personaggi, certi fatti, certi episodi, si dissolvono nel tempo. Noi, alcuni di questi, abbiamo voluto fissarli e farli riemergere".

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Niente scoop

Inevitabile entrare nel tema delle tante ipotesi che abbiamo sentito, soprattutto per quanto riguarda il giorno del sequestro. “Ci sono dei passaggi che abbiamo scelto volutamente di tenere più vaghi. Non si vede l’agguato, ma Moro nell’auto, ad esempio. Oppure nella scena finale, quando va a fumare e sappiamo che morirà. Anche lui lo sa. La morte l’abbiamo voluta raccontare immaginando un sogno, seguendo il filo che le sue stesse parole, le sue lettere”. La scelta dell’immagine di Giulio Cesare e il richiamo, quindi, soprattutto al tradimento è una soluzione che colpisce. “Usiamo le parole delle lettere che lui stesso ha scritto. Ha un effetto molto forte questa associazione, è vero”.  Come vi siete mossi, come vi siete preparati per affrontare un argomento di tale portata? “Il lavoro lo abbiamo voluto impostare raccontando le voci dei protagonisti. Nel caso di Aldo Moro abbiamo usato le sue lettere. I brigatisti hanno lasciato così tanto materiale che era assolutamente inutile chiedere loro ancora qualcosa. Abbiamo tentato di raccogliere materiale in questo modo, analisi delle fonti e ricerca storica”. I fondamenti del graphic journalism, in pratica.

Millenians

Curiosa questa cosa che tra le recensioni, tutte positive peraltro, c’era frequente evidenziato che voi foste dei millenians e  che al tempo dei fatti, non c’eravate. “É legato al fatto che certi argomenti fanno sempre parlare, sono ancora cronaca viva. Riaprono ferite mai rimarginate completamente e condiziona la politica. Per questo noi volevamo fare un lavoro di un altro tipo”.

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