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Cronaca

Griffe contraffatte: un camorrista tra i clienti più assidui

Numerosi i marchi taroccati a "regola d'arte" da sarti qualificati. A Padova sono 16 gli indagati, oltre al marocchino di Granze arrestato all'apice dell'organizzazione criminale. Le indagini sono partite dal basso, dai venditori al dettaglio

Migliaia di capi a marchio Dolce&Gabbana, Armani, Woolrich, Moncler, Fred Perry, Peuterey, Nike, Refrigiwear di altissima qualità, praticamente identici all'originale, fatto salvo che mancava l'ultimo passaggio, l'autorizzazione della casa madre.

LE INDAGINI. La Guardia di Finanza di Padova è riuscita a sgominare l'organizzazione criminale veneto-campana dedita alla contraffazione partendo dal livello più basso, i venditori al dettaglio, per poi risalire ai livelli superiori, importatori e produttori. È così che dopo centinaia di appostamenti, pedinamenti, perlustrazioni e il ricorso a particolari metodologie investigative quali la “consegna controllata” le Fiamme gialle sono riuscite a ricostruire i ruoli di ben 127 tra compartecipi, clienti e fornitori, tutti segnalati all’autorità giudiziaria di Padova per i reati di introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi, concorso e ricettazione.

L'ORGANIZZAZIONE CRIMINALE. Un sistema piramidale caratterizzato da una rigida suddivisione dei ruoli, con al vertice 6 imprenditori-commercianti destinatari di altrettante misure cautelari in carcere e alla base gli “operativi” sul territorio (magazzinieri, contabili, “agenti mandatari”...). Al vertice 3 marocchini residenti a Granze, in provincia di Padova, Mira e Camponogara nel Veneziano. Più 3 italiani, tutti residenti in Campania, tra le province di Napoli e Caserta.

16 INDAGATI A PADOVA. 150 le perquisizioni effettuate su tutto il territorio nazionale, con l’impiego di oltre 300 finanzieri di 33 differenti reparti ed unità navali. Nel solo Veneto sono state eseguite 65 perquisizioni a carico di altrettanti indagati, così ripartiti per provincia: 16 a Padova, 22 a Venezia, 19 a Treviso, 4 a Vicenza, 3 a Rovigo e uno a Belluno, il resto dei denunciati spazia dalle provincia di Gorizia a quella di Messina, passando per diverse regioni, dalla Lombardia all’Emilia Romagna, dalla Toscana alle Marche.

CAPI D'ECCELLENZA CONTRAFFATTI. La “banda” produceva clandestinamente, in fabbriche formalmente inesistenti, migliaia di capi griffati. Il capillare meccanismo di distribuzione, dalle fabbriche campane ai magazzini, dai depositi ai negozi, consentiva di far giungere con tempestività a destinazione migliaia di partite di capi di abbigliamento. La forza dell’organizzazione criminale, che consentiva di sbaragliare la concorrenza cinese, risiedeva nella disponibilità di manodopera di elevatissima qualità, formatasi in anni di lavoro, in grado di confezionare una sorta di falso-vero: il monopolio della bellezza dei capi d’eccellenza contraffatti era loro.

PAGAMENTI CON POSTEPAY. Tra i clienti più assidui anche un esponente di spicco di uno storico clan camorristico, sensibile al fascino delle grandi griffe. Si stima che il volume d’affari dell’organizzazione fruttasse, mensilmente, migliaia e migliaia di euro. Gli introiti erano cautelati anche dalla forma di pagamento chiesta agli acquirenti: gli ordini dovevano essere, infatti, regolati tramite postepay; ai clienti particolarmente affidabili, venivano concesse facilitazioni di pagamento.

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