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Cronaca Monselice

Shoah, la bambinaia di Monselice che salvò la vita di 3 piccoli ebrei

"Ida Lenti un angelo nella Shoah", scritto da Riccardo Ghidotti, narra le vicissitudini di una giovanissima tata padovana che, durante la guerra, fece da madre a tre orfani, celando, con coraggio, le loro origini ebraiche

Una storia di guerra, di amore e di coraggio, raccontata nel libro di Riccardo Ghidotti, "Ida Lenti un angelo nella Shoah". Il saggio narra la scelta eroica di una giovane donna di Monselice che, tra il 1943 e il 1945, si prese carico di tre piccoli orfani ebrei, divenendo per loro una seconda madre, nonostante in quegli anni proteggere degli ebrei fosse un rischio enorme.

GIUSTI TRA LE NAZIONI. I ragazzini, Alessandro, Fiorenza e Lisetta, oggi sono grandi e hanno potuto raccontare e testimoniare cosa fece quella "grande" donna. Non solo, malgrado le difficoltà economiche, fu in grado di provvedere al sostentamento dei bambini: la tata salvò loro la vita. Per questo Ida, nel 1998, fu invitata alle celebrazioni per il cinquantesimo anniversario dello Stato di Israele, assieme ad altri 50 Giusti tra le nazioni provenienti da vari paesi.

LA FAMIGLIA DEI TOTH. La storia di Ida e della "sua" famiglia è piena di dolore e di forza. La giovanissima era al servizio della famiglia Toth, per cui lavorava come bambinaia. Kalman era un musicista, Yuzzi una ballerina. Con l'inizio della guerra, nel 1940, il marito fu richiamato in Ungheria e arruolato nell'esercito ungherese. Di lui non si ebbero più notizie dal 1942. Nel gennaio 1944, anche Yuzzi morì, per una malattia al cuore. Sul letto di morte, la madre di quei tre bambini non aveva che la tata a cui chiedere di prendersene cura. Solo allora le rivelò che la loro famiglia era ebrea, mostrandole il documento che lo accertava.

LA STORIA. Non ebbe esitazioni la giovane bambinaia. Da Monselice, la famiglia dei Toth si era trasferita in Toscana. Ida prese con sé i bambini e li riportò Monselice, dove c'era sua madre. Furono anni di grosse difficoltà. Nascondere l'identità dei piccoli e provvedere alla loro crescita e formazione fu estremamente difficile per la povera Ida. Ma ci riuscì e, alla fine della guerra, li imbarcò su una nave in partenza da Napoli e diretta in Palestina.

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