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Cronaca Monselice / Via Umbria

Incendio alla Nek di Monselice: capannone collassato e fumo in zona per i rifiuti bruciati

Devastante rogo dalla mezzanotte di martedì in via Umbria. 3.200 metri quadrati di struttura in fiamme. 25 i vigili del fuoco al lavoro per spegnerle. Cause probabilmente dolose

Un incendio di portata devastante è scoppiato, dalla mezzanotte di martedì, alla Nek di via Umbria a Monselice. Le fiamme hanno coinvolto in modo generalizzato l'intero capannone di circa 3.200 metri quadrati dell’azienda che si occupa dello stoccaggio e della selezione di imballaggi da raccolta di rifiuti urbani, con il recupero di imballaggi misti costituiti da plastica, carta, legno, cartoni, tessuti. Divorati dal fuoco i macchinari di lavorazione e il materiale in trattamento. La struttura è in parte collassata.

Incendio alla Nek di Monselice

INCENDIO DOLOSO. I vigili del fuoco sono intervenuti da Padova, Abano, Este, Rovigo e Treviso con 25 operatori e 10 automezzi, tra cui tre autobotti, per domare il rogo. Le operazioni di spegnimento degli ultimi focolai sono continuate anche mercoledì, per poi dare avvio ai lavori di smassamento. Le cause dell'incendio sono al vaglio dei tecnici dei vigili del fuoco e dei carabinieri, anche se al momento pare probabile l'origine dolosa. 

FUMO E ODORE DI BRUCIATO. Sul posto anche il personale Arpav, nonché dipendenti del comune di Monselice, del Consorzio di Bonifica, del Centro Veneto Servizi e della protezione civile. Una densa nube di fumo e un forte odore di plastica bruciata si sono diffusi in zona. La strada è stata temporaneamente chiusa al traffico.

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I CONTROLLI DELL'ARPAV. I tecnici dell'Arpav sono intervenuti per monitorare la situazione ambientale. Al momento del sopralluogo l’incendio era ancora in corso e la colonna di fumo si era diffusa verso l’alto. Di conseguenza Arpav ha eseguito un prelievo istantaneo con canister nel piazzale esterno al capannone interessato dall’incendio, i cui risultati hanno evidenziato benzene inferiore a 0.1 ppb, valore al limite della rilevabilità strumentale. Inoltre sono stati effettuati monitoraggi con rilevatori portatili per la ricerca di ossidi di azoto, acido solfidrico, ammoniaca e monossido di carbonio e sostanze organiche volatili che sono risultati inferiori al limite di rilevabilità strumentale. È stato eseguito un campionamento con pompa ad alto flusso per la ricerca di micro inquinanti (diossine, IPA - idrocarburi policiclici aromatici e PCB -policlorobifenili) in località San Bortolo, il centro abitato più vicino, i cui risultati verranno comunicati non appena disponibili. Alle 6.30 è stato effettuato un campionamento con canister nell’area industriale tra via Trentino e Campestrin. Inoltre in zona limitrofa alle ore 8.05 è stato effettuato un ulteriore campionamento con canister i cui risultati hanno evidenziato valori di benzene pari a 3.2 ppb, toluene pari a 3.8 ppb, stirene 3.6 ppb e tracce di etilbenzene, inquinanti tipici della combustione di rifiuti plastici (Pet, Pp, Hdpe). In un’altra zona prossima al perimetro esterno dell’azienda è stato eseguito un campionamento con pompa ad alto flusso per la ricerca di micro inquinanti (diossine, IPA - idrocarburi policiclici aromatici e PCB -policlorobifenili). Arpav ha ispezionato anche le acque di spegnimento, in particolare ha effettuato un prelievo delle acque della condotta di fognatura afferente allo scolo San Giacomo affluente alla Fossa Monselesana, per valutare lo stato di contaminazione. Considerato che la qualità delle acque possa essere stata compromessa, i sindaci di Monselice e Pozzonovo hanno emesso un'ordinanza di divieto di utilizzo delle acque a uso irriguo su colture da consumarsi crude. Le operazioni di spegnimento sono ancora in corso e continua il monitoraggio dell’area.

ASPRA VERTENZA SINDACALE. La Nek di Monselice, sede operativa della cooperativa Libera, era finita già agli onori della cronaca per un'aspra vertenza sindacale. Nel dicembre 2015 il titolare aveva denunciato per violenza privata le 24 dipendenti che si erano opposte al suo ingresso in azienda per un sopralluogo con dei tecnici dopo che diversi macchinari erano stati resi inutilizzabili, secondo il padrone appositamente dalle lavoratrici con cui era già in corso una vertenza sindacale, dato che la ditta aveva tolto alcuni benefit alle dipendenti che, dal canto loro, temevano per il proprio posto di lavoro. Nello stesso mese era quindi scaturita la decisione da parte dell'azienda di licenziarle e queste avevano avviato un picchetto e l'occupazione della sede per circa un mese. Da gennaio erano riprese le trattative tramite i sindacati, culminate con l'azione di protesta delle lavoratrici, salite sul tetto dell'azienda e sgomberate dalle forze dell'ordine. A inizio di febbraio un verbale d'intesa era stato firmato in Prefettura.

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