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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Tentò di estorcere denaro al proprietario della Mulata prima dell'incendio: arrestato

In carcere Fabio Tosato, 53enne residente all'Arcella. Nel 2011 aveva fatto da mediatore per l'apertura del locale. Poi da gennaio di quest'anno aveva preteso nuovi soldi, tra cui la cessione del 20% della società. Nemmeno due giorni dopo, il rogo che ha distrutto l'edificio

Alla vigilia dell'incendio che il 25 maggio scorso ha distrutto il ristorante brasiliano "La Mulata" di via dei Colli a Padova, il proprietario aveva ricevuto l'ultima (di una serie) richiesta estorsiva: il 20 per cento delle quote della società che, oltre al locale padovano, gestisce altri esercizi simili dislocati prevalentemente in Romagna. In caso contrario La Mulata avrebbe fatto "una brutta fine". Questo accadeva il 23 maggio. La notte del 25 il devastante rogo.

IN CARCERE PER ESTORSIONE. Che non si sia trattato di una fatale coincidenza ne sono convinti gli uomini della squadra Mobile, coordinati dal vice questore aggiunto Giorgio Di Munno. Per questo le indagini proseguono serrate per dimostrare anche le presunte responsabilità dell'estorsore nell'incendio. Per ora però, nei confronti di quest'ultimo, Fabio Tosato, 53enne residente in via Paisiello all'Arcella, è scattato l'arresto in carcere, in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Domenica Gambardella su richiesta del pm Emma Ferrero, con l'accusa di tentata estorsione aggravata.

VIDEO, IL CAPO DELLA MOBILE: "Non è una coincidenza"

IL MEDIATORE. È l'estate del 2011 quando Tosato entra in un ristorante brasiliano della Romagna proponendo al socio di maggioranza di aprirne uno simile a Padova. La proposta viene ritenuta allettante, il 53enne padovano trova il posto giusto dove insediare quella che diventerà La Mulata e, per questa intermediazione, viene pagato 1800 euro in due tranche: prima mille e poi altri 800. I contatti con Tosato e la proprietà del ristorante si chiudono qui. L'affare è andato in porto, il locale funziona.

LE MINACCE. Fino allo scorso gennaio. Dopo anni, Tosato riprende a frequentare La Mulata di via dei Colli, inizialmente si fa solo vedere nel locale, poi, da metà aprile iniziano le nuove pretese di denaro e le relative minacce. A voce, ma anche tramite telefono, senza disdegnare messaggi e whatsapp. Il ristorante "farà una brutta fine", arriva a promettere il 53enne in caso la proprietà non sganci un soldo. E per un maggior effetto intimidatorio vanta conoscenze nell'ex Mala del Brenta. Il 23 maggio, alla vigilia dell'incendio, la sua ultima richiesta: pretende il 20 per cento della società. Ma la risposta dalla proprietà è picche.

LA MULATA IN FIAMME: Video/1 - Video/2

"La Mulata" va a fuoco

L'INCENDIO. La notte del 25, intorno alle 2.30, un cittadino segnala ai vigili del fuoco l'incendio che sta divorando La Mulata. In base al sopralluogo dei vigili del fuoco l'origine del rogo è dolosa. Appiccato con della benzina pochi minuti prima dell'ora in cui è stato dato l'allarme dal passante. Secondo gli inquirenti, chi ha dato fuoco al locale ha agito da solo. Una sola persona sarebbe bastata. E i riflettori sono tutti puntati su Tosato, il quale, rintracciato martedì sera in un bar di via Vecellio, all'Arcella, per ora, si trova al Due Palazzi a fronte dei pesanti indizi di colpevolezza a suo carico per il reato di tentata truffa aggravata. Non per l'incendio, per il quale l'attività investigativa è tutt'ora in corso.

L'INTERVISTA AL CAPO DELLA MOBILE:

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