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Cronaca

Il prezzo dell'informazione ai tempi di Covid19

Edicolanti molto preoccupati per la salute, ma anche gli affari non vanno un gran che viste le restrizioni che costringono le persone in casa. Intanto si ammalano anche i giornalisti

Chi lo sa, forse è solo una forma di pudore o forse una reale difficoltà, ma gli unici lavoratori di cui non si parla mai sui media, sono gli edicolanti. In tempi di Covid19 e di ulteriori restrizioni per contenere il pericolo contagio, non hanno mai chiuso, nonostante le difficoltà contingenti. Dall’Arcella a Tencarola sono tra i pochi esercizi sempre aperti. Aperta quella in via monte Cengio all’angolo con via Palestro, quelle in centro, da piazza Duomo a via Roma, comprese le piazze. Pure quella in Prato della Valle e in Forcellini,, per non parlare di quella in zona ospedali o piazzale Pontecorvo. Tutte subiscono un calo considerevole di incassi che quasi non ne giustificano l’apertura. Se è vero che, ce l’hanno raccontato in tanti, durante le prime settimane, quando a essere "zona rossa" era la sola Vo’, qualche copia in più la si vendeva facilmente visto l’interesse che l’argomento ha da subito, inevitabilmente, pervaso la società tutta, oggi le cose sono inevitabilmente cambiate. Perché prima non c'era il divieto di uscire. Ora sì. 

La gente in giro è pochissima, soprattutto in centro. Se ad esempio all’edicola di Tencarola non è cambiato molto vista la posizione e il flusso di macchine garantito da chi viene a lavorare a Padova da Selvazzano o zone limitrofe, ma si può dire una eccezione, per chi sta dentro le mura della città la situazione è molto difficile. L’edicolante della Riviera Ponti Romani ha chiuso temporaneamente dopo aver resistito giorni e giorni. In centro restano aperte quella di via Roma, dove non si può neppure parlare di flusso di persone, in questo periodo. Ci racconta il signor Sergio: «Ci dicono che dobbiamo stare aperti e lo facciamo, ma anche io avrei preferito poter stare a casa». Indossa una mascherina di quelle chirurgiche, c’è del plexiglass che lo separa dal contatto diretto con le persone, «ma c’era già, da prima dell’esplosione del Coronavirus». Poi a lui come agli altri chiediamo come vanno gli affari: «Male, non c’è passaggio, non ci sono persone. Faccio almeno il 40% in meno di introiti da quando è cominciata questa situazione». In tutta via Roma è l’unico esercizio aperto, a parte un negozio di una catena che vende detersivi e altri prodotti per l’igiene personale e degli ambienti e il bar tabacchi che è l’ultimo pubblico esercizio di via Roma, che è costretto però a fungere solo da tabaccaio viste le restrizioni sui bar in vigore. E la stretta annunciata dal premier Conte nella tarda serata di sabato 21 marzo non li comprende neppure questa volta. Ma si sa, i tabacchi vendono gratta e vinci e lotterie istantanee alle quali lo Stato non sembra voler rinunciare. Un po' come per gli introiti delle sigarette. 

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Anche gli altri edicolanti con cui abbiamo avuto modo di confrontarci raccontano le stesse cose, ma ognuno aggiunge qualcosa in più. Ad esempio all’ingresso di piazza delle Erbe arrivando da via Manin l’edicolante ci racconta che anche lì le cose non stanno andando affatto bene. «Alle 14 chiudo, sarebbe inutile tenere aperto visto che anche i pochi banchi del mercato se ne vanno e dopo non c’è davvero più nessuno». Anche lui avrebbe preferito chiudere. Della stessa idea sono in Piazza del Duomo, dove ci viene mostrato il comunicato che ha fatto l’associazione nazionale degli edicolanti: «Non ricordo l’ultima volta che si sono occupati di noi, il nostro contratto nazionale da quando non viene rinnovato? Noi lavoriamo giorni di festa, lavoriamo sempre perché così è il lavoro, lo faccio da tanti anni. Ma farci star qui rischiando di ammalarci non è giusto. Pensate poi che ci abbiano muniti di mascherine altro materiale idoneo a proteggerci? ».

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Se è proprio nei momenti di crisi è indispensabile restare sempre aggiornati e informati, non si può però non pensare a tutelare la salute di tutti i lavoratori, che poi sono cittadini, sono persone. Tutti indistintamente. Se pensare a un ritorno al passato con il ragazzino che passa per le vie strillando i titoli delle prime pagine e lanciando i giornali alle finestre con la gente che gli risponde lanciando delle monete, non in segno di disprezzo evidentemente, rimane comunque una soluzione difficilmente replicabole, almeno temporaneamente si potrebbero pensare a dei modi alternativi per farli arrivare ugualmente nelle case. Soprattutto a coloro che uscire non possono proprio perché magari anziani. In una epoca in cui a casa  arriva tutto perché si può ordinare tutto, anche in epoca di Coronavirus, chi lo sa se si può pensare anche a soluzioni di questo tipo, che in ogni caso non sta a noi trovare. E' invece decisivo pensare alla salute di tutti e non solo perchè da quella dipende anche la nostra, quella di tutti. 

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Un pensiero inevitabilmente anche a tutti quegli operatori dell’informazione, colleghi giornalisti, che si sono ammalati proprio per dare alle persone una costante informazione. L’augurio è che possano riprendersi al più presto e tornare alla loro vita di sempre ancora prima che al loro lavoro. In particolare un virtuale abbraccio carico di affetto va alla redazione del Corriere del Veneto che è stata particolarmente colpita dal Coronavirus e alla quale va tutta la vicinanza e il sostegno della redazione di PadovaOggi. Stare a stretto contatto in una redazione è pericoloso come stare in un call center al giorno d'oggi. Uscire per reperire le notizie ne comporta ancora di più. Certo, oggi anche fare l’edicolante è un lavoro rischioso ma quello del giornalista lo è sempre stato. E non dimentichiamoci che la maggior parte delle firme che leggiamo sui quotidiani sono collaboratori precari che non hanno garanzie in caso di malattia. Anche questa è una questione che se prima poteva essere fatta passare per esigenze di flessibilità o altre trovate, oggi deve essere assolutamente messa in discussione non solo per restituire dignità alle persone ma anche per garantire una informazione che sia all'altezza dei tempi difficili che viviamo. E dei giornalisti ci sarà sempre bisogno, come degli edicolanti. Per questo vanno tutelati. Tutti.  

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