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Cronaca Piove di Sacco

"A Cona si muore", fallita la trattativa col prefetto: la marcia dei profughi arriva a Piove

Un gruppetto di migranti ha lasciato la base di Conetta ed è stato bloccato poco prima di Correzzola. Il vicario del prefetto di Venezia riapre i canali dialogo e chiede "collaborazione“ la marcia però non si arresta e i richiedenti si spostano nel Padovano

Lunedì mattina, alcuni richiedenti asilo sono usciti e si sono posizionati all'esterno del compendio di Conetta. Da questi verso le 10 si è staccata una "costola" di manifestanti che si è messa a marciare in direzione di Pegolotte, con ogni probabilità verso il municipio di Cona. Alle 10.30 venivano segnalati davanti al cimitero. Alle 11.30 il cordone di polizia ha bloccato il mini corteo di giovani ai confini del territorio comunale di Correzzola. Intorno alle 18, dopo 4 ore di cammino sono arrivati a Piove di Sacco.

Profughi in marcia verso Piove di Sacco

MUNICIPIO.

Oltre cinquanta persone, tutte africane, stanno stazionando di fronte al Municipio in attesa di una sistemazione. Il sindaco David Gianella è sul posto per trovare una soluzione. La chiesa, secondo quanto dichiarato dal parroco, non potrebbe ospitare i migranti e l'unica soluzione potrebber essere l'apertura di una sala parrocchiale per la notte. Dopo una riunione a porte chiuse tra la cooperativa Edeco e i manifestanti, nessuna struttura temporanea è stata messa disposizione per la notte ma sono stati aperti solo i bagni e un sottoscala. I cittadini hanno distribuito la cena.

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DIOCESI.

"Alcune sere fa abbiamo accolto in emergenza nella chiesa di Codevigo - fa sapere in una nota la diocesi di Padova - Era una situazione di estrema emergenza; ci si è relazionati con i richiedenti asilo con cui sono state concordate le modalità dell’accoglienza temporanea per la notte. C’è stata la collaborazione di un’intera comunità che ha dato aiuto e sollievo a circa 200 persone in difficoltà. Era una situazione straordinaria. Questa sera, a Piove di Sacco, la situazione si sta riproponendo, in termini decisamente diversi: i richiedenti asilo sono sollecitati da alcuni esponenti del sindacato Usb a lasciare comunque l’hub di Conetta, senza dialogare in maniera costruttiva con la Prefettura di Venezia, che ha la responsabilità della loro presenza nel territorio e il panorama di possibilità concrete e fattibili di ricollocazione. Come Chiesa non possiamo accettare strumentalizzazioni, né tantomeno – cosa ancor più grave – che i giovani che escono dall’ex base di Conetta vengano illusi di trovare comunque un alloggio e una sistemazione alternativa, quando invece rischiano di perdere anche i pochi diritti acquisiti: l’assicurazione di un tetto e di un pasto".

ACCOGLIENZA DIFFUSA.

"La Chiesa sta lavorando per l’accoglienza diffusa, che vede come unica strada umana e dignitosa per un’integrazione sostenibile. - sottolineano - I fatti di questi giorni dimostrano tutta la fragilità delle macroaccoglienze. Un’accoglienza dignitosa può realizzarsi, infatti, in maniera virtuosa se istituzioni, politica, realtà ecclesiali e società civile operano ognuno per le responsabilità proprie. Da parte sua la Chiesa di Padova rispetto alle macroaccoglienze sta da tempo collaborando con le istituzioni affinché queste situazioni vengano superate a favore di soluzioni più dignitose. Questa volta, dopo lunghe ore di dialogo e trattative, siamo, nostro malgrado, costretti dalle circostanze e dal contesto a dire no e a non aprire le porte, anche perché a questo gruppo di giovani è comunque data la possibilità di tornare a dormire a Cona. In ogni caso si sta facendo il possibile per ristorarli al di fuori delle strutture parrocchiali e sono stati aperti i servizi igienici del patronato, ma non può passare l’idea che forzare la mano e porsi al di fuori delle regole sia la soluzione a un problema che ha contorni di complessità enormi e che chiede l’intervento delle istituzioni prima di tutto. È una scelta per noi dolorosissima, che abbiamo comunque condiviso con l’amministrazione comunale e che abbiamo fatto pensando anche alle altre centinaia di persone che sono nelle basi. Quanto sta accadendo in queste ore sottolinea anche l’inadeguatezza di queste modalità di protesta, che rischiano di amplificare i problemi e la situazione dei richiedenti asilo". Poco prima della mezzanotte, per ragioni meramente umanitarie, i giovani richiedenti asilo sono stati ospitati in un locale della parrocchia.

TRATTATIVE FALLITE.

La marcia si è spinta verso Padova dopo che trattative intavolate che non hanno avuto l'esito sperato. Sul posto era intervenuto anche il vicario del prefetto di Venezia, che ha cercato di aprire il dialogo, annunciando i primi 13 trasferimenti in giornata. Ma ha chiesto espressamente la collaborazione dei migranti, chiedendo di ritornare a Conetta, in attesa di provvedimenti. Il rischio quello di perdere il diritto all'assistenza proprio dello status di rifugiato. Ma loro hanno eretto un muro: "A Cona si muore, molte volte abbiamo tentato di dirlo, non torniamo indietro". Il tentativo di mediazione non ha avuto quindi il riscontro sperato, con i migranti che hanno ripreso la marcia verso Piove di Sacco al grido di "Cona no buono". 

PETTORINE.

Per evitare quanto successo il 15 novembre scorso, quando un migrante è stato travolto ed ucciso da un'auto mentre stava raggiungendo i compagni a Codevigo, è stata consegnata ai profughi una pettorina catarinfrangente da indossare in modo da essere visibili durante il tragitto a piedi.

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