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Cronaca

Il matrimonio di Valeria Marini non piace ai fedeli del Santo

La presenza di Monsignor Francesco Gioia, delegato pontificio per la Basilica di Sant'Antonio alle nozze che si celebreranno domani, 5 maggio, fa scattare la polemica. In Facebook è Berno a irrompere: "La misura è colma"

Domani, domenica 5 maggio, sarà celebrato nella Basilica di Santa Maria in Ara Coeli a Roma il matrimonio tra l’ex soubrette del Bagaglino e l’imprenditore Giovanni Cottone. Un evento mediatico che non lascia indifferenti gli appassionati di gossip ma non solo.

LA CERIMONIA. A presidiare la cerimonia sarà il delegato pontificio per la Basilica di Sant’Antonio Monsignor Francesco Gioia. Da anni impegnato ad assistere spiritualmente la biondissima showgirl romana. I testimoni saranno Maria Grazia Cucinotta, Ivana Trump, Anna Tatangelo, Alfonso Signorini per la sposa; Fausto Bertinotti, Gigi D’Alessio, Nicola Gurrado e Bartolomeo Giordano per lo sposo. 

MALUMORI. Tra i fedeli del Santo la notizia pare non essere stata presa bene. Da tempo infatti i rapporti tra i frati della Basilica e il Monsignor non sono certo dei migliori e la presenza, tanto scontata visto il rapporto con Valeria, di Sua eccellenza non fa altro che aumentare i malumori.

LA POILEMICA. È infatti Gianni Berno, consigliere comunale ma soprattutto presidente della Veneranda Arca di Sant’Antonio, a irrompere su Facebook: “Normalmente non mi soffermo sul gossip, ma mi colpisce che i siti online siano inondati dalla notizia davvero incredibile di chi celebra il matrimonio: il Delegato Pontificio per la Basilica di Sant’Antonio Monsignor Gioia. La misura è colma per noi. Padova merita davvero più attenzione da parte della Santa Sede. Chissà se durante la predica Monsignor Gioia dirà a Valeria Marini di rinunciare alla vanità come disse in Basilica qualche tempo fa”.

L’AMARO IN BOCCA. Un’affermazione che lascia un po’ l’amaro in bocca e dove trapelano tutti i rancori che ancora esistono tra il 75enne e il Santo. Monsignor Gioia viene “accusato” di aver delegato alla ristrutturazione della Basilica decine di aziende romane (alcune finite sotto inchiesta) e di aver messo in atto un vero e proprio abuso edilizio nell’ex appartamento del custode, trasformandolo in una serie di nuclei da affittare.

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