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Cronaca

"Mauro Guerra non era pericoloso”, il giudice mette sotto accusa il Tso di Carmignano

Nelle motivazioni della sentenza che ha portato all’assoluzione del carabiniere Pegoraro il tribunale “condanna” le modalità di accerchiamento del giovane trentaduenne ucciso dal maresciallo

“In assenza di un provvedimento amministrativo giustificativo l’eventuale limitazione della libertà personale di un cittadino (…) non può che costituire un atto del tutto illegittimo in quanto direttamente confliggente con l’articolo 13 della costituzione addirittura astrattamente configurabile come sequestro di persona”. E’ questa una delle parti salienti  delle motivazioni della sentenza che il 15 dicembre scorso ha portato all’assoluzione del maresciallo Marco Pegoraro, imputato per eccesso colposo di legittima difesa per aver sparato a Mauro Guerra, 32enne di Carmignano Sant’Urbano che tentava di opporsi con tutte le sue forze a un trattamento sanitario che non era stato autorizzato. Il giudice Raffaele Belvederi, pur “giustificando” l’omicidio del giovane motivata con il timore che Mauro potesse ammazzare di pugni il carabiniere che aveva steso a terra, sottolinea con forza il fatto che l’intervento a casa del ragazzo, l’assedio durato ore e il tentativo di portarlo in ospedale con la forza, fossero illegittimi.

Motivazioni

“Nel momento in  cui l’imputato decideva, insieme al brigadiere Saffiotti, di intervenire in forze presso l’abitazione di Guerra , costui non era affatto pericoloso” scrive Belvederi. E ancora “Un’operazione così orchestrata si sarebbe posta come minimo in aperto contrasto con i più elementari diritti costituzionali di libertà personale autodeterminazione ed integrità fisica del cittadino, ove non supportata da un regolare provvedimento amministrativo, peraltro – continua il giudice  - contrariamente a quanto sostenuto dalla difesa, il tribunale ritiene che nel caso di specie non fosse neppure predicabile alcuno stato di necessità tale da giustificare di una cattura immediata del malato e del suo trasbordo in ospedale”. 

Il giudice

Il giudice, nelle motivazioni aggiunge: “Nel caso di specie, in effetti, l’istruttoria esperita e gli atti a disposizione hanno concorso a descrivere un comportamento, da parte dei carabinieri e degli stessi operanti del Suem, del tutto ondivago e confuso, sia sul piano delle poco chiare finalità dell’intervento che delle modalità concrete operative, contraddittorie anch’esse”. Importante anche la parte in cui il giudice cita l’episodio in cui gli stessi carabinieri presenti nella casa della  vittima cercano di somministrare un tranquillante a Guerra con un escamotage: “Grave tentativo di stordimento del Guerra, in quel momento libero cittadino, attraverso la somministrazione occulta di una dose di tranquillante, iniettato all’interno della bottiglia di Coca Cola, ma anche all’accerchiamento e tentativo di immobilizzazione da parte dei carabinieri di fronte al portone della chiesa del paese, nelle prime fase della fuga”.

I legali

Secco il commento dei legali che rappresentano la famiglia Guerra, Fabio Pinelli e  Alberto Berardi. “Ci chiediamo se, a fronte di questa rappresentazione dell’Autorità giudiziaria, di un intervento così illegittimo da parte dei Carabinieri, sia non solo condivisibile, ma addirittura accettabile, una sentenza di assoluzione. Mauro Guerra doveva essere assistito, se del caso curato, non braccato e poi ucciso. Sarebbe stato sufficiente lasciarlo andare – spiegano -  Mauro Guerra era in un campo disabitato, si trovava scalzo, solo e non armato: oggi sarebbe in vita. Assumeremo tutte le iniziative necessarie, in tutte le sedi deputate, perché la famiglia di Mauro Guerra riceva finalmente giustizia”.

La famiglia

Ancora più dura la famiglia Guerra: “Riteniamo i carabinieri responsabili della morte di Mauro – dice sua sorella  Elena Guerra – non ci fermeremo, chiederemo il risarcimento e avvieremo qualsiasi azione giudiziaria possa dimostrare quello che abbiamo sempre sostenuto: i carabinieri hanno responsabilità, qualcuno pagherà”.

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