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Cronaca

Scuola, Padova non supera il test "mense": pagano anche disagiati

Un monitoraggio di Save the Children sui refettori degli istituti scolastici in 36 comuni italiani mostra le differenze notevoli nelle tariffe e nelle soglie di accesso. In città non è prevista esenzione per famiglie povere

Save the Children ha voluto monitorare le mense scolastiche di 36 comuni per verificare in tutta Italia il servizio e l'assistenza garantiti ai bambini, soprattutto se provenienti da contesti economici familiari svantaggiati. Ne è emersa una grande differenza tra le varie città, sia nelle prestazioni che nelle tariffe. Il comune di Padova rientra tra quelli, in totale sono nove, che non prevedono l'esenzione dal pagamento della quota di contribuzione pur in presenza di redditi molto bassi.

A PADOVA PAGANO TUTTI. La campagna "Illuminiamo il futuro" rientra in un progetto che vuole dare educazione e speranza ai bambini, specialmente negli ambienti e nelle attività scolastiche. Di qui, la decisione di verificare i comportamenti dei refettori degli istituti scolastici dal nord al sud Italia. Padova non fa certo una bella figura. E, con lei, Vigevano, Brescia, Adro, Trento, Parma, Campobasso, Salerno e Palermo. 

SAVE THE CHILDREN. Anche altrove, laddove vi sia esenzione, tariffe e soglie di accesso mutano di comune in comune. “La mensa scolastica deve diventare un diritto di base garantito a tutti i bambini, secondo standard di qualità certificati -  spiega Raffaela Milano, direttore dei programmi Italia-Europa Save the Children Italia - il momento del pasto alla mensa scolastica è estremamente importante per ogni bambino e in particolare per chi vive in condizioni di povertà, perché garantisce un pasto completo almeno una volta al giorno, è una occasione di convivialità, di educazione alimentare, oltre a permettere l’apertura pomeridiana della scuola e il contrasto alla dispersione scolastica”.

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