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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Arzergrande

Meriem partita per combattere nell'Isis, il padre:"Era come un robot sotto controllo"

Le intercettazioni telefoniche dei genitori della 21enne scomparsa da Arzergrande tradotte dai tecnici sono state messe agli atti del processo che vede la giovane accusata di arruolamento con finalità di terrorismo internazionale

"Scriveva con gli occhi chiusi era sempre al telefono, tornava da scuola e prendeva il telefono in mano", è questo un estratto delle intercettazioni telefoniche del padre di Meriem Rehaily, la 21enne di origini marocchine che nel luglio del 2015 è scappata da Arzergrande per andare in Siria e arruolarsi con l'Isis, raccolte dai periti in vista dell'udienza del 19 settembre. Come riporta il Corriere del Veneto il padre della ragazza avrebbe raccontato ad un amico come sua figlia fosse cambiata nei mesi precedenti alla scomparsa.

PLAGIATA.

Il padre è convinto che la ragazza sia stata plagiata attraverso il web. Stessa cosa per la madre che, parlando con un’amica, avrebbe sostenuto che: "Qualcuno che gli ha dato lezioni per diventare cruda". Prima di queste intercettazioni un altro elemento inquietante era emerso dall'inchiesta, il messaggio inviato da Meriem ad un'amica che commentava la foto di una decapitazione: "Non puoi immaginare quanto ho goduto ieri, non vedo l'ora di piegare uno e togliergli la testa". Meriem è accusata di arruolamento con finalità di terrorismo internazionale e il 19 settembre prossimo verranno ascoltati i testimoni. Il processo si è aperto il 16 maggio scorso, in tribunale a Venezia. A difendere la giovane l'avvocato Andrea Niero.

LA FUGA IN SIRIA. 

Gli inquirenti hanno costruito passo passo la fuga di Meriem, risultata essere premeditata: da quel volo dall’aeroporto di Bologna per raggiungere la Siria. In quella guerra personale contro l'Occidente, Meriem, aveva prima aderito alla "cyber-jihad" come "soldato dell'esercito informatico", già da febbraio 2015. In quei mesi avrebbe redatto la killing list jihadista con i dati relativi a dieci dirigenti delle forze dell’ordine “da uccidere”. Un primo passo che poi, grazie al reclutatore, l'ha portata in Medio-Oriente dove gli scontri non sono un gioco ma dove la ragazza è voluta andare lo stesso, abbagliata da chissà quale promessa fatta dai terroristi. Nei confronti della giovane era stato quindi emesso un mandato d'arresto internazionale e, in gennaio, il gip Alberto Scaramuzza - accogliendo la richiesta presentata dal pm Fracesca Crupi - ne aveva disposto il rinvio a giudizio.

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