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Cronaca

Lo stalker delle piazze sottoposto ad un percorso terapeutico, il giudice lo manda ai domiciliari

Accettata la richiesta dei legali dell'uomo che ha perseguitato per mesi una donna che lavora in via Roma. Fondamentale il suo atteggiamento in carcere

Ha chiesto scusa al giudice, evidenziando come in questi mesi di detezione il suo atteggiamento sia stato, secondo lui, impeccabile. A quasi dieci giorni dalla richiesta ha ottenuto i domiciliari, costretto però a tenere il braccialetto elettronico. Sta provando a redimersi Simone Michelon, finito in carcere con l'accusa di stalking nei confronti di una ragazza che lavora in un negozio del centro. Dopo la perizia psichiatrica che ha confermato come sia perfettamente in grado di intendere e di volere, il giudice ha scritto nella sua relazione come l'uomo stia partecipando in maniera «effettiva» ad un percorso terapeutico in carcere, dove una volta a settimana incontra uno psichiatra e dove è sottoposto anche ad una terapia farmacologica. Anche il pm Sergio Dini ha dato il suo assenso e l'uomo è tornato a casa, in attesa del giudizio definitivo.

La vicenda

Michelon è finito in carcere ormai tre mesi fa, con l'accusa di aver tenuto dei comportamenti molesti e aggressivi verso la ragazza, pedinandola e appostandosi davanti al negozio dove lavora e vicino a casa sua (arrivando a introdursi anche in giardino). Avrebbe violato più volte i provvedimenti del giudice di divieto di avvicinamento alla ragazza e l'avrebbe anche minacciata di morte. Il 14 febbraio scorso aveva aspettato la ragazza all'uscita del lavoro, ma a proteggera c'era il padre di lei e una coppia di amici, pronti a scortarla fino al parcheggio dell'auto. Così il 33enne, forse infastidito proprio dal fatto che lei non fosse sola, si era messo a urlare gridando: «Hai finito di vivere» rivolto alla giovane. Uno dei presenti aveva chiamato il 112 e in pochissimi minuti erano arrivati i carabinieri che avevano sequestrato in tasca a Michelon un kubotan, una sorta di punteruolo. A quel punto è scattato l'arresto, ma il giorno dopo era stato rilasciato.

L'arresto

Quell'episodio, però, aveva convinto il gip Claudio Marassi ad emettere un divieto di avvicinamento alla ragazza a carico del 33enne. Passano pochi giorni e il 5 marzo il persecutore ritorna, trovando la ragazza nel negozio dove il datore l'aveva trasferita per evitare che lo stalker continuasse a perseguitarla. A quel punto il gip aveva deciso l'aggravio della misura cautelare ordinando a Michelon di tenere dalla ragazza una distanza di almeno 100 metri. Niente da fare. Il 15 marzo scorso Michelon si era ripresentato davanti al negozio. Ed era scattato un nuovo arresto. A quel punto il pm Sergio Dini ha affidato a Rago la perizia per capire se il 33enne abbia o meno un vizio totale o parziale di mente. Il medico ha effettuato una serie di colloqui in carcere con l'indagato che si è dimostrato molto collaborativo. Alla fine dell'accertamento, Rago ha concluso che Michelon è pienamente capace, dando conto che nel passato aveva avuto dei ricoveri ospedalieri per scompensi psichici.

L'udienza

All'udienza Michelon era presente e ha voluto esprimere il proprio rammarico per quanto avvenuto in questi mesi. Il suo legale ha chiesto la rimessione in termini per la richiesta di patteggiamento, dunque maggior tempo per chiedere il rito alternativo: la consulenza psichiatrica è stata depositata solamente venerdì scorso e il difensore ha chiesto maggior tempo per esaminarla. Il patteggiamento è un procedimento penale speciale che necessita dell’accordo tra le parti. Va però richiesto prima della dichiarazione di apertura del dibattimento nel caso di procedimento monocratico. E ancora, sempre dal difensore di Michelon è stata avanzata la richiesta di revisione della misura cautelare: di fatto è stata chiesta la scarcerazione dello stesso. Il giudice ha quindi deciso di accettare la richiesta e di ridurre la misura cautelare dal carcere ai domiciliari.

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