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Cronaca Prato / Via Orto Botanico

Santo, mini appartamenti "sono abusivi": monsignore a processo

Fuori norma i 5 alloggi ricavati nell'ex casa del custode, in via Orto botanico. L'ex delegato pontificiosi oppone al decreto penale di condanna a 32.500 euro, come anche l'architetto e l'impresario

L'abuso edilizio c'è, e pure il decreto penale di condanna a 32.500 euro di ammenda nei confronti dell'allora delegato pontificio (in carica fino al luglio 2013), un monsignore di 77 anni, con residenza in Vaticano, committente dei lavori per la realizzazione di cinque mini appartamenti ricavati in un’ala del complesso della Basilica di Sant’Antonio, l'ex casa del custode in via Orto Botanico 1, e pubblicizzati per essere affittati a privati su un sito di annunci immobiliari online. È la svolta di quello che, dall'esposto del 9 ottobre 2012, trasmesso in Procura dall'ufficio tecnico del comune di Padova, era stato ribattezzato il "Santo-gate".

LE CONDANNE. Tre le persone finite nel registro degli indagati: il monsignore, appunto, l'architetto direttore dei lavori, un 50enne di Frascati, e il titolare dell’impresa costruttrice, un 46enne di Colonna, in provincia di Roma. Il giudice Mariella Fino, su richiesta del pubblico mistero Maria Ignazia D'Arpa, avrebbe condannato l'ex delegato pontificio del Santo, come riportano i quotidiani locali, al pagamento di 32.500 euro. Per gli altri due, invece, l'ammenda sarebbe di 23mila euro. Inoltre, il giudice avrebbe ordinato la "rimissione in pristino" dei luoghi: in pratica tutto deve tornare come prima.

ZERO AUTORIZZAZIONI. Nessuna autorizzazione sarebbe infatti stata richiesta per eseguire i mini (anche inferiori ai 45 metri quadrati, superficie minima definita dal regolamento edilizio di Padova) né in Comune né alla Soprintendenza ai beni ambientali e architettonici del Veneto orientale che deve pronunciarsi ogni qual volta sono interessati beni vincolati, tra i quali sarebbero ricompresi gli edifici monumentali della Basilica del Santo e degli altri stabili annessi. La difesa aveva chiamato in causa l'extraterritorialità del complesso della Basilica per via della sua appartenenza al Vaticano, tesi non supportata però dalla consulenza tecnica affidata dalla procura.

ANDRANNO A PROCESSO. Tutti e tre gli imputati avrebbero comunque deciso di impugnare la sentenza di condanna, scegliendo la strada del processo.

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