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Cronaca

Migrante morto, bufera sul Cpr: vi operano anche agenti padovani. Manifestanti in strada

Per il decesso del georgiano Vakhtang Enukidze nella struttura gestita da Edeco la procura ha aperto un'inchiesta per omicidio volontario. Domenica anche da Padova sono partiti diversi attivisti, mentre al Cpr quotidianamente prestano servizio agenti padovani

La tanto tragica quanto misteriosa morte del georgiano Vakhtang Enukidze nel centro di permanenza per il rimpatrio di Gradisca d'Isonzo è legata a Padova per molteplici fattori. La struttura è gestita dalla cooperativa Edeco (la stessa dei centri di Bagnoli e Cona), ogni giorno gli agenti dei reparti mobili della polizia padovana operano nel centro e proprio da Padova è partita una fetta dei manifestanti che domenica si sono radunati in Friuli.

La vicenda

La pressoché unica certezza in merito alla vicenda è che Vakhtang Enukidze, georgiano che si trovava all'interno del Cpr, è morto sabato all'ospedale di Gorizia per un arresto cardiaco. La versione fornita dalle autorità e dai media locali sostiene che il martedì l'uomo fosse rimasto coinvolto in una rissa con altri ospiti del centro. In seguito all'intervento delle forze dell'ordine sarebbe stato trasferito in carcere dove è rimasto due giorni. Rientrato al Cpr, il sabato mattina avrebbe accusato un malore. Poi il viaggio in ambulanza fino all'ospedale dove è sopraggiunto il decesso.

I manifestanti

Una versione respinta fermamente dall'associazione "No Cpr e no frontiere Fvg", supportata da diversi gruppi di attivisti, secondo cui Enukidze sarebbe stato vittima di un pestaggio da parte della polizia dopo la rissa di martedì. Un'ipotesi che troverebbe riscontro nelle testimonianze di altri stranieri all'interno della struttura, che sarebbero riusciti a comunicare con numerosi manifestanti riunitisi oltre le mura raccontando l'accaduto. Massiccia la mobilitazione per chiedere la chiusura del Cpr, che domenica ha visto oltre duecento persone in protesta. Tra loro anche alcuni attivisti padovani di Potere al popolo, Non una di meno e Asu Padova che hanno manifestato la propria solidarietà.

Il fascicolo per omicidio

Mentre lunedì a Gradisca era atteso il garante nazionale dei diritti delle persone detenute Mauro Palma, la procura di Gorizia ha aperto un fascicolo in merito al decesso del georgiano. L'ipotesi di reato è omicidio volontario, al momento a carico di ignoti.

Il sindacato di polizia

Sul tema è intervenuta anche la Federazione sindacale di polizia, con un durissimo giudizio sul Cpr. Nella struttura gestita da Edeco quotidianamente prestano servizio dieci agenti per turno facenti parte dei reparti padovani. «Non possiamo aspettare altri drammi. La situazione è esplosiva e le condizioni pericolosissime, servono protocolli chiari e garanzie per la sicurezza» ha tuonato il segretario generale di Fsp Valter Mazzetti «Al netto delle incaute accuse all’operato degli agenti, questa morte ha acceso i riflettori su una struttura che, a poco più di un mese dall'apertura, ha già fatto registrare numerosi incidenti, rivolte e un livello di tensione che tiene gli operatori costantemente in condizioni di massima allerta». Il sindacato si dice sicuro in merito all'operato degli agenti, certo che investigatori e procura porteranno alla luce la verità. «Mancano precisi protocolli, una standardizzazione degli interventi, informazioni sul profilo igienico sanitario. Con turni massacranti bisogna fronteggiare proteste, rivolte, fughe, risse» prosegue Mazzetti «Il tenore giuridico promiscuo non aiuta, perché il Cpr ospita irregolari ma anche condannati in attesa di espulsione pronti a tutto pur di evitarla. Sono ristretti ma non detenuti, non di rado dai muri di cinta ricevono oggetti che non dovrebbero avere, ed è capitato che siano stati trovati con armi rudimentali come pezzi di vetro e persino tirapugni. Spesso si feriscono, si aggrediscono l’un con l’altro, si accaniscono sugli agenti, che devono vedersela anche con sputi e schizzi di sangue. Emergono troppe incognite e malfunzionamenti logistici».

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