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Cronaca

Mozzarelle blu, svolta da ricerca padovana: batteri legati a pesticidi

Un'equipe del dipartimento di Biomedicina comparata e alimentazione ha individuato la causa in un gruppo della specie Pseudomonas fluorescens correlato a un ceppo usato come pesticida agricolo negli Usa e in Canada

I batteri responsabili delle così dette "mozzarelle blu" appartengono ad un gruppo geneticamente ben distinto della specie Pseudomonas fluorescens, strettamente correlato ad un ceppo che viene usato in agricoltura come pesticida nella lotta biologica sia negli Stati Uniti che in Canada. A stabilirlo, identificando il gruppo di batteri per la prima volta in modo accurato, è stato un gruppo di ricerca dell’area di "Ispezione degli alimenti di origine animale" del Dipartimento di Biomedicina comparata e alimentazione (Bca) dell’università di Padova. I ceppi batterici che danno il colore blu alle mozzarelle sono stati in parte raccolti con la collaborazione dell’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie.

DATABASE ONLINE. Lo studio sarà pubblicato sull’importante rivista scientifica Food microbiology il cui editor in chief è Mary Lou Tortorello, responsabile del dipartimento di microbiologia degli alimenti della Food and drug administration (Fda) americana. Il lavoro del gruppo di ricercatori del dipartimento Bca ha permesso di caratterizzare i ceppi batterici responsabili dell’alterazione in modo molto dettaglio grazie ad un metodo molecolare appositamente sviluppato per la loro identificazione rapida. Per facilitare l’applicazione della metodica a tutti i  laboratori di analisi interessati è stato anche aperto un database on-line che contiene tutte le informazioni utili e nel quale tutti i dati relativi ai diversi ceppi batterici potranno essere depositati e condivisi, mediante l’utilizzo della rete internet, dalla comunità scientifica e dagli operatori del settore.

IL COMMENTO. "I risultati di questo studio danno un significativo contributo alla comprensione delle reali cause del fenomeno delle mozzarella blu - spiega la professoressa Barbara Cardazzo, autrice dello studio - e allo stesso tempo  forniscono agli operatori del settore e all’autorità competente  uno strumento rapido e affidabile per la tracciabilità e l’identificazione dei ceppi batterici causa della colorazione blu con ricadute altrettanto importanti per comprendere la loro provenienza e stabilire adeguate misure di controllo".

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