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Cronaca

Neonata muore dopo l'operazione: medico di chirurgia a giudizio per omicidio colposo

I fatti risalgono al 2016, quando una piccola paziente friulana morì a Padova tre mesi dopo un'intervento al cuore. Il professionista dovrà rispondere di omicidio colposo

La società per la tutela dei diritti dei cittadini a cui i familiari della piccola si sono rivolti, fa il punto sulla situazione e sul rinvio a giudizio del medico che ha effettuato l'intervento a cui è seguito il decesso.

I fatti

Un medico della cardiochirurgia pediatrica dell'ospedale di Padova deve rispondere di omicidio colposo in seguito all'intervento sulla bimba friulana affetta da una cardiopatia congenita e deceduta il 26 settembre 2016. Il professionista avrebbe commesso una grave imprudenza nell'operazione al cuore della paziente, utilizzando un segmento di vena autologa troppo ridotto e causando, dopo un'agonia di tre mesi, il decesso della piccola di neanche sette mesi. Sulla base di queste conclusioni, il pubblico ministero della procura di Padova Federica Baccagliani ha chiesto il rinvio a giudizio per il professore imputato del reato di omicidio colposo.

L'anomalia al cuore

La bimba era nata il 1° marzo del 2016 nel reparto di Neonatologia dell'ospedale di Udine, insieme a due gemellini. I tre piccoli erano nati con parto cesareo alla 35esima settimana: lievemente prematuri, ma in buona salute. La bambina era la più piccola ma cresceva regolarmente. Durante un controllo periodico alla neonata era stato riscontrato un problema cardiaco. In accordo con i familiari i medici di Udine avevano contattato i cardiologi e cardiochirurgi patavini che, dopo vari accertamenti e consulti, hanno deciso di procedere con un intervento, prospettando ai genitori un rischio operatorio contenuto al due per cento.

L'operazione

L'intervento si è svolto l'1 luglio 2016, ma qualcosa in sala operatoria è andato storto e da allora è iniziate la lunga agonia della bimba, che è stata sottoposta ad altre vane operazioni riparatorie. Nel calvario durato mesi si sono alternati segnali di ripresa e notizie shock, come quella che la neonata poteva aver riportato irrimediabili danni cerebrali. La famiglia ha dato al nosocomio padovano il consenso per effettuare il riscontro diagnostico per chiarire le cause della morte. Non ricevendo però risposte in merito alle eventuali negligenze da parte del personale medico durante l'operazione, i coniugi si sono rivolti a una società di tutela. Il gruppo Studio 3A ha presentato un esposto alla magistratura, con la relativa apertura di un procedimento penale, all'inizio contro ignoti.

La perizia medico-legale

La svolta è arrivata con il deposito della perizia medico legale affidata dalla procura e realizzata da due luminari. I due consulenti hanno espresso perplessità sui tempi scelti per la delicata operazione al cuore su una bimba di soli quatto mesi che era in buone condizioni di salute. "Si sarebbe potuto adottare un atteggiamento di attesa - si legge nella perizia - con controlli nel tempo della funzionalità cardiaca, che avrebbe permesso l'ulteriore crescita della bambina e reso quindi meno rischioso l'intervento”. Dal documento emerge anche una certa “incompletezza della diagnosi pre-operatoria, dove non viene riportata l'assenza di una comunicazione (vena anonima sinistra) tra le due vene cave superiori, che inciderà significativamente sull'esito dell'intervento”. Sono poi state evidenziate anche inadeguatezze nell'assistenza e imprudenza da parte di chi ha eseguito il primo intervento, oltre che sulla gestione post-operatoria della paziente. “Le censure - precisano i consulenti - riguardano soprattutto le modalità con cui fu eseguito l'intervento chirurgico, con riferimento sia alla gestione della circolazione extracorporea sia alla tecnica chirurgica impiegata”.

Il fascicolo del pm

Censure che il pubblico ministero, dopo aver iscritto il professore nel registro degli indagati e aver esaminato le osservazioni dei propri consulenti alla relazione tecnica di parte prodotta per il cardiochirurgo, così riassume nel predisporre il giudizio a suo carico, a conclusione delle indagini preliminari. “Nella sua qualità di primo operatore, nell'esecuzione dell'intervento cardiochirurgico, per imprudenza causava alla paziente una trombosi venosa, la quale determinava lo sviluppo di chilotorace trattato chirurgicamente senza successo, di massiva trombosi dei seni venosi intracranici e del circolo venoso sistemico, unitamente a emorragie cerebrali subdurali e aeree di sofferenza ischemica, che causavano quale effetto finale, ma direttamente ricollegabile al comportamento imprudente, il decesso per insufficienza cardiorespiratoria”. In relazione alla richiesta, il gip del tribunale di Padova Margherita Brunello ha fissato l'udienza preliminare per il 30 maggio.

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