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Cronaca

Nullatenenti con auto di lusso, 3 milioni di euro di beni sequestrati

Ferrari, Lamborghini, Bugatti nascoste nel Padovano. Nei guai 2 imprenditori trevigiani. Per la finanza avevano messo in piedi un giro di fatture false per 30 milioni di euro, accreditate a una ultra 80enne

Ufficialmente nullatenenti, ma potevano permettersi di acquistare auto di lusso. Ferrari Spider, Lamborghini, Bugatti. La Guardia di Finanza di Treviso ha eseguito un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca di beni nei confronti di due imprenditori trevigiani, già finiti agli onor di cronaca nelle settimane passate per evasione fiscale, per un valore di ben tre milioni di euro. Gli impresari sono al momento indagati per reati tributari e tra loro l'amministratore di fatto di una delle società "copertura" si trova in carcere mentre il secondo si trova agli arresti domiciliari. L'operazione, che ha coinvolto almeno venti militari delle Fiamme Gialle nell'operazione "Titanium", ha portato ad effettuare perquisizioni tra le province di Treviso e Padova.

VIDEO: I fiammanti bolidi nascosti nel Padovano

FERRARI, BUGATTI, LAMBORGHINI. A finire sotto sequestro preventivo sono stante diverse Ferrari, tra cui una Testarossa Spider, tre F40, una F430 Gt2 Evo e una Enzo, una Bugatti e una Lamborghini Gallardo, che garantiranno le disponibilità economiche per il saldo del debito nei confronti dello Stato. Secondo quanto verificato dagli investigatori, i due imprenditori non risulterebbero intestatari di alcun bene. Dopo l'arresto dei due, avvenuto all'inizio di ottobre, tutte le macchine, radiate per l'esportazione ma mai trasferite all'estero, erano state fatte sparire, probabilmente proprio per evitarne il sequestro.

NASCOSTE A PADOVA. Erano state nascoste in alcune località della provincia di Padova. Secondo la Guardia di Finanza i due imprenditori erano riusciti a mettere in piedi il meccanismo attraverso un giro di fatture false per 30 milioni di euro grazie a ben quattro aziende compiacenti in cui veniva riciclato il denaro, soprattutto una spagnola già radiata nel 2008 dalle autorità iberiche per emissione di falsa documentazione a più riprese. Il denaro, somme anche di un milione e duecento mila euro al colpo, veniva accreditato all'amministratore de iure che era una ultraottuagenaria di Treviso (madre di uno degli impresari e anche lei indagata) i cui conti venivano poi immediatamente svuotati mediante prelevamenti in contanti non giustificati da alcuna logica commerciale.

IL MECCANISMO. Questo sistema, realizzato anche attraverso la costituzione ad hoc di una società "cartiera" all'estero di produzione di parti metalliche in titanio, ha permesso ai responsabili di appropriarsi illecitamente di oltre tre milioni di euro, denaro che invece sarebbe dovuto finire nelle casse dello stato. La posizione della donna è ora al vaglio del magistrato in quanto negli ultimi dieci anni avrebbe fatto da prestanome per altrettante società fantasma, mentre gli imprenditori sono accusati di distruzione di documentazione contabile, emissione di fatture false ed omesse dichiarazioni fiscali, oltre al mancato pagamento dei bolli delle supercar sequestrate (cifre per centinaia di migliaia di euro).

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