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Cronaca

Detenuto assassinato, aggredito alle spalle:continuano interrogatori

Chi ha ucciso Antonio Floris voleva farlo. Questa è la pista attulamente battuta dagli inquirenti, che continuano a sentire tutte le persone del mondo carcerario o che svolgono attività legate alla cooperativa

Continuano senza sosta le indagini per dare un volto e un nome all'assassino di Antonio Floris. Il detenuto 61enne venerdì si era allontanato dal carcere Due Palazzi, con un regolare permesso di lavoro. Non vedendolo rientrare, in un primo momento si pensò fosse evaso. Il suo corpo è stato invece rinvenuto senza vita lunedì mattina, nascosto da una pila di legna, in via Righi, massacrato.

INDAGINI. L'uomo è stato ucciso con una serie di colpi al cranio, forse con una spranga o con un bastone. In un secondo momento, il corpo è stato occultato sotto una catasta di legna. L'arma con la quale è stato assassinato non è ancora stata ritrovata e la pista attualmente battuta dagli investigatori della squadra Mobile, come riportano i quotidiani locali, è quella del delitto premeditato. Mercoledì mattina, il pubblico ministero Daniela Randolo affiderà l’autopsia a Claudio Terranova, dell’istituto di medicina legale dell’Università. Nel frattempo continuano gli interrogatori di tutte le persone che svolgono attività legate alla cooperativa e appartenenti al mondo carcerario. Sono circa una ventina le testimonianze raccolte. Non si esclude nulla, neppure che il killer sia da ricercare nel passato di Floris.

RICOSTRUZIONE. Il detenuto si trovava al Due Palazzi per scontare una pena di sedici anni per due tentati omicidi. Venerdì sera non era rientrato in carcere dopo il pomeriggio trascorso al centro Oasi (Opera Assistenza Scarcerati Italiani) dei padri Mercedari in via Righi, dove da anni lavorava la terra con altri detenuti ammessi al programma di reinserimento nella società. Dopo cena, Floris avrebbe dovuto fare ritorno in carcere, in sella alla sua bicicletta. Ma nessuno lo vide rientrare, tant'è che in un primo momento si pensò ad un'evasione. Tre giorni più tardi, il rinvenimento del cadavere. Il 61enne sarebbe stato raggiunto alle spalle, colpito al cranio da un colpo di mazza sferrato da qualcuno che si sarebbe appostato nell'oscurità con l'intenzione di tendergli un agguato. Altri colpi si sarebbero aggiunti al primo, fino a fracassargli la testa e ad ammazzarlo. Il colpevole avrebbe poi trascinato il corpo dilaniato per una ventina di metri, occultandolo sotto la catasta di legno dove è stato poi rinvenuto.

DETENUTO MODELLO. Floris era ritenuto un detenuto modello. I padri Mercedari, per i 50 anni di attività a favore dell'accoglienza e del reinserimento dei carcerati, avevano fatto realizzare un monumento e indicato a modello per l'opera Antonio Floris. Come ricorda oggi padre Efisio: "Floris era stato scelto dall'artista dopo aver visto una sua immagine esposta in una mostra da noi allestita".

CHI ERA. Negli anni '90, il 61enne, originario di Desulo, era ritenuto uno degli "emergenti" della criminalità sarda. L'uomo era già scappato dal carcere, nel gennaio del 1991, dalla colonia penale all'aperto di Mamone, dove stava scontando alcune condanne, tra le quali una per rapina in banca. Una latitanza che ebbe fine cinque anni dopo. Il 10 gennaio 1996 era stato trovato dalla Criminalpol, che lo intercettava da tempo. In quell'occasione, gli agenti fecero una scoperta sorprendente: i diari scritti in codice cifrato che l'uomo teneva nei tascapane, e nei quali aveva registrato le sue attività criminali.

"CODICE FLORIS". Il materiale fu studiato, analizzato e tradotto. Gli agenti affermarono che Floris scriveva basandosi su un antico dialetto nordafricano modificato con "accezioni" personali. La decriptazione aveva consentito agli investigatori di denunciare 20 persone per favoreggiamento.

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