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Cronaca

Omicidio Floris, la polizia batte "la pista sarda": indagini in corso

Non ha ancora un volto nè un movente l'assassinio del detenuto del Due Palazzi di Padova, ucciso da una serie di colpi al cranio e poi occultato sotto una pila di legna. Sentite dalla Mobile 14 persone nella trasferta in Barbagia

È ancora avvolto nel mistero l'omicidio di Antonio Floris, il detenuto 61enne trovato cadavere, il 9 novembre scorso a Padova, nascosto da una pila di legna, in via Righi, all'interno del centro Oasi (Opera assistenza scarcerati italiani) dei padri Mercedari, dove da anni lavorava la terra con altri carcerati ammessi al programma di reinserimento nella società.

BARBAGIA. La squadra Mobile di Padova sta portando avanti l'indagine ma la risoluzione del caso sembra ancora lontana. Il dirigente Giorgio Di Munno è volato in Barbagia, la terra che ha dato i natali a Floris sin al suo arresto. Sono state ascoltate 14 persone che potrebbero tornare utili all'attività investigativa. La pista più accreditata è dunque quella sarda anche se si continua a scavare sia nell'ambiente carcerario sia nel centro Oasi.

TERRA D'ONORE. Al oggi non ci sono elementi rilevanti che possano portare ad individuare un'omicida o un movente ma alcuni interrogativi su cui gli inquirenti stanno lavorando. Uno di questi potrebbe essere: perchè da 16 anni Floris non faceva ritorno nella sua terra? Temeva una resa dei conti?

IL SICILIANO. In un primo momento si era pensato che la mano omicida potesse essere quella di un siciliano la cui camera, all'interno dell'Oasi, si trovava quasi di fronte a quella usata da Floris per cambiarsi e riporre le proprie. Inoltre, in passato, lo stesso siciliano sarebbe stato accusato di avere derubato il detenuto ucciso.

RICOSTRUZIONE. Antonio Floris è stato ucciso con una serie di colpi al cranio, forse con una spranga o con un bastone. L'arma con la quale è stato ucciso Floris non è ancora stata ritrovata. Floris si trovava al Due Palazzi per scontare una pena di sedici anni per due tentati omicidi. Venerdì 6 novembre non era rientrato in carcere dopo il pomeriggio trascorso al centro Oasi.

CHI ERA. Negli anni '90 era uno degli "emergenti" della criminalità sarda, Floris era originario di Desulo. L'uomo era già scappato dal carcere, nel gennaio del 1991, dalla colonia penale all'aperto di Mamone, dove stava scontando alcune condanne, tra le quali una per rapina in banca. Una latitanza che ebbe fine cinque anni dopo. Il 10 gennaio 1996 era stato trovato dalla Criminalpol, che lo intercettava da tempo. In quell'occasione, gli agenti fecero una scoperta sorprendente: i diari scritti in codice cifrato che l'uomo teneva nei tascapane, e nei quali aveva registrato le sue attività criminali.

"CODICE FLORIS". Il materiale fu studiato, analizzato e tradotto. Gli agenti affermarono che Floris scriveva basandosi su un antico dialetto nordafricano modificato con "accezioni" personali. La decriptazione aveva consentito agli investigatori di denunciare 20 persone per favoreggiamento.

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