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Cronaca Piombino Dese

Omicidio Sancovich: la ricostruzione del delitto, scaturito da un debito di 16mila euro

Il reato che viene contestato a Renato Rossi, 67enne di Martellago (Venezia), è omicidio aggravato dalla premeditazione, in quanto l'arma con cui ha sparato al 62enne consulente esterno della Moncler era sua e l'ha occultata sotto un cassonetto dei rifiuti vicino casa

Indagine lampo, dal ritmo serrato. Dopo un primo momento di imperturbabilità, pressato dalle domande degli investigatori, in poco meno di 20 ore, il responsabile dell'omicidio di Ezio Sancovich, 62 anni, consulente esterno della Moncler, avvenuto nella tarda serata di lunedì, lungo la strada regionale 245 a Piombino Dese, crolla e confessa. Il reato che gli viene contestato è omicidio aggravato dalla premeditazione, in quanto l'arma con cui ha sparato - una p38 Walter calibro 9 che non risulta censita - era sua e l'ha occultata sotto un cassonetto dei rifiuti in un condominio adiacente alla propria abitazione.

LA RICOSTRUZIONE. Secondo quanto ricostruito dal comando provinciale dei carabinieri di Padova, sono quasi le 21 del 1 febbraio quando un passante nota la macchina della vittima parcheggiata sul ciglio della strada e pensando ad un malore del conducente si ferma per verificare e chiama subito 118 e 112. I militari della compagnia di Cittadella, come giungono sul posto, subito cristallizzano la zona, che è sicuramente stata scena di un efferato delitto e chiedono l’ausilio del personale specializzato del comando provinciale. L’attività investigativa parte da un accurato sopralluogo che nelle immediatezza appura che il Sancovich è morto a seguito di tre colpi di pistola sparati alla testa da distanza ravvicinata.

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I SOSPETTI. Sul posto viene repertato un bossolo calibro 9 Luger. In apparenza sembra l’infausto esito di una lite stradale visto che la Bmw della vittima ha un tergicristallo piegato. Immediatamente si iniziano a ricostruire le ultime ore di vita della vittima, partendo dall’analisi del suo telefonino e dalla visione delle telecamere presenti sul tragitto tra lo stabilimento della Moncler di Trebaseleghe, dove lavorava il Sancovich, e il luogo del ritrovamento del suo cadavere. Incrociando i dati raccolti, nella mattinata del 2 febbraio l’attenzione si focalizza su Renato Rossi, 67 anni, originario di Ferrara ma residente a Martellago, nel Veneziano, disegnatore di capi d’abbigliamento, nel campo della moda come libero professionista con partita Iva, amico di vecchia data della vittima, suo socio in alcuni affari e appassionato di armi.

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LA CONFESSIONE. Dopo alcuni accertamenti preliminari, il sospettato viene portato in caserma negli uffici del Reparto operativo e interrogato sommariamente sui suoi movimenti nella giornata del 1 febbraio. Nel primo pomeriggio il 67enne cede e fornisce indicazioni per far recuperare l’arma del delitto, che era abilmente occultata nelle pertinenze della sua abitazione. A questo punto manifesta la sua volontà di voler ammettere le sue responsabilità, e dopo essersi consultato con il proprio avvocato, rende piena confessione davanti al sostituto procuratore della Repubblica, Roberto Piccione.

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I DEBITI E IL DELITTO. Nel corso dell’interrogatorio, il reo confesso riferisce di essersi incontrato con la vittima per definire una sua situazione debitoria di circa 16mila euro, e dopo una primo contatto vicino al posto di lavoro del Sancovich in cui il tono era stato pacato, si sono allontanati sull’auto della vittima senza meta. Durante il tragitto scaturiva una violenta lite verbale al cui apice, il Rossi veniva fatto scendere dall’auto, e a seguito di dinamiche ancora in via di accertamento (l'autopsia sul cadavere, non ancora fissata, potrà fornire ulteriori delucidazioni), freddava l’amico con i tre colpi di pistola, allontanandosi subito dopo. A questo punto l’autorità giudiziaria ha emesso un decreto di fermo di indiziato di delitto, subito notificato ed eseguito: in tarda serata R.R. è stato portato alla casa circondariale di Padova.

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