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Cronaca Vigonza

Pestato a morte e gettato agonizzante nel Tergola: arrestato il presunto omicida

Nella serata di martedì, i carabinieri del Nucleo investigativo di Padova hanno stretto le manette ai polsi del presunto autore del delitto commesso il 16 febbraio scorso

Nella serata di martedì, i carabinieri del Nucleo investigativo di Padova hanno stretto le manette ai polsi del presunto autore dell’omicidio di Matteo Venturini, il 37enne, residente a Mirano (Venezia) e domiciliato di fatto in un campo nomadi di via Salgari a Santa Maria di Sala (Venezia), che, lo scorso 16 febbraio, dopo una furiosa lite durante la quale era stato più volte colpito violentemente con uno strumento contundente al volto e al capo, era stato gettato, in fin di vita, nelle acque del canale Tergola a Pionca di Vigonza. 

AGONIZZANTE NEL TERGOLA. L’allarme era stato dato ai carabinieri da un trentaduenne che, mentre stava rincasando, aveva notato un uomo, in piedi, al centro del canale, con il volto sanguinante, che emetteva gemiti e lamenti. Immediatamente erano stati allertati i soccorsi sanitari e i vigili del fuoco che, accorsi sul posto, avevano proceduto a recuperare il 37enne, ormai privo di conoscenza, e a trasportarlo al pronto soccorso dell’ospedale di Padova, dopo avere praticato i primi tentativi di rianimazione. Tuttavia, a poche ore dal ricovero, vista la gravità delle lesioni riportate al volto e al capo, il ferito, identificato in Matteo Venturini, era deceduto.

IPOTESI OMICIDIO. Accantonata la pista iniziale del suicidio, le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Roberto D'Angelo, si erano successivamente concentrate sulla ricerca degli assassini del giovane (sulla vicenda era stato aperto un fascicolo per omicidio preterintenzionale a carico di ignoti). Sulla scorta della natura delle lesioni e del fatto che il cadavere presentasse delle escoriazioni alle mani, i militari del Nucleo investigativo di Padova avevano, infatti, ipotizzato la possibilità che la morte potesse essere avvenuta per cause violente riconducibili a terzi. Tesi confermata dall’autopsia disposta dal pubblico ministero. 

UN SOSPETTATO.  "Le investigazioni evidenziavano la contiguità del defunto con il mondo dei nomadi, in quanto legato sentimentalmente ad una donna di etnia sinti con cui coabitava in un campo nomadi del Veneziano", si legge in una nota diffusa dai carabinieri. A partire da questo assunto, i successivi accertamenti avevano portato i militari a focalizzare la loro attenzione su M.D., 28enne di origine serba, residente a Santa Maria di Sala in via Diaz, amico della vittima e ultima persona che lo aveva visto prima del decesso: dai frame delle telecamere di un'abitazione privata è stata riconosciuta l'automobile di M.D. mentre recuperava Venturini. 

IRREPERIBILE. A insospettire ancora di più, il fatto che l'uomo si fosse reso irreperibile, con tutta la famiglia, subito dopo il decesso di Venturini. Le attività tecniche ed i riscontri informativi ottenuti dall’Interpol hanno consentito di localizzarlo nella patria di origine. Nel frattempo, gli investigatori hanno ricostruito l’intera giornata del 16 febbraio vissuta dalla vittima, "raccogliendo sufficienti indizi di colpevolezza a carico del sospettato".

L'ARRESTO. La svolta nella giornata di martedì, quando il monitoraggio mai interrotto su M.D. ha consentito di localizzare il sospettato in provincia di Venezia, esattamente a Mellaredo di Pianiga (Venezia), dove aveva trovato rifugio nell’abitazione del patrigno. A seguito di un’irruzione eseguita nel tardo pomeriggio, i carabinieri lo hanno scovato all’interno di un'intercapedine ricavata nel sottotetto. A questo punto, "sussistendo concretamente il pericolo di fuga", il pm titolare dell’indagine ha emesso un decreto di fermo di indiziato di delitto, prontamente notificato a M.D., che ora si trova al carcere "Due Palazzi". Dovrà rispondere del reato di omicidio volontario.

IL MOVENTE. Ma cosa ha fatto scattare la furia omicida di M.D. nei confronti del 37enne? Secondo quanto accertato dagli inquirenti, tra i due c'era dell'attrito per un affare andato male, legato alla droga, nello specifico ad una partita di eroina, il cui provento di vendita sarebbe stato occultato dalla vittima. Quello del 16 febbraio, avrebbe dovuto essere un incontro chiarificatore. La situazione sarebbe però degenerata, sfociando nella violenta lite. L'aggressore avrebbe agito da solo, usando un oggetto contundente che ha provocato al 37enne ferite da punta-taglio: probabilmente un tirapugni.

LA FUGA. Il forte trauma cranico provocato alla vittima ha inciso sul suo apparato cognitivo mandandolo in stato di confusione: per questo motivo i testimoni hanno raccontato che Venturini  inizialmente si muoveva, annaspando in acqua. M.D. era forse convinto che Venturini fosse morto e il giorno dopo è partito con moglie e figli per la Serbia. Grazie ad una collaborazione con l'Interpol della zona Balcanica, l'uomo è stato localizzato circa due settimane fa nel paese straniero. Lunedì, il rientro in Italia, forse per volere della moglie.

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