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Cronaca

Fatture false e truffa ai danni dello Stato: maxi operazione di Polizia e Fiamme gialle

L'indagine ha preso avvio da una perquisizione eseguita l'8 maggio 2020: 17 persone coinvolte, ai vertici una coppia padovana

Oltre 150 uomini della Squadra Mobile della Questura di Vicenza e militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Vicenza, nella mattinata di martedì 8 giugno hanno dato esecuzione all'ordinanza di applicazione di misure cautelari personali emessa dal gip di Vicenza a 17 persone. L'operazione ha visto coinvolte le province di Vicenza, Padova, Brescia e Milano, e vede ai vertici due padovani.

Fatture

A darne notizia è VicenzaToday: la misura è stata emessa per i reati di associazione per delinquere finalizzata all' emissione di fatture per operazioni inesistenti, all'uso di fatture per operazioni inesistenti nelle dichiarazioni Iva, alla truffa in danno dello Stato (finanziamenti erogati a seguito dell' emergenza Covid-19 ad imprese) nonché per i delitti di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti, di emissione di fatture per operazioni inesistenti, di omessa dichiarazione relativa all'Iva. Nei confronti di due soggetti pesa l'accusa di detenzione di armi da fuoco (pistole semi automatiche e fucile a canne mozze) e di tentata estorsione aggravata. Il complesso meccanismo fraudolento è emerso da una articolata attività di indagine svolta da personale della Squadra Mobile di Vicenza e da militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Vicenza, coordinata da questa Procura, con esecuzione di operazioni di intercettazione telefonica e tra presenti, c.d. ambientali, servizi dinamici (appostamenti, pedinamenti, etc.), esame di documentazione contabile e fiscale ed acquisizioni orali.

Coniugi padovani

A capo dell'organizzazione criminale due coniugi residenti in provincia di Padova ma con sede operativa in Torri di Quartesolo. I due avevano creato un primo gruppocostituito dalle società con funzioni di "cartiera” c.d. di primo livello - prive di dipendenti e di magazzino, amministrate di regola da mere persone interposte, c.d. teste di legno - destinate ad emettere in modo seriale fatture per operazioni oggettivamente e soggettivamente inesistenti ed un secondo gruppo costituito dalle società - di regola con sedi in provincia di Brescia e Milano - che facevano uso, nelle rispettive dichiarazioni relative all' I.V.A., delle fatture emesse dalle imprese "cartiere”, beneficiando quindi di indebite detrazioni di imposta e di consistente risparmio impositivo. Un terzo gruppo è invece rappresentato da società adibite a "bare fiscali" - anch'esse prive di qualunque struttura aziendale, c.d. cartiere di secondo livello - sulle quali gravava in via definitiva il debito fiscale, costituite appositamente per impedire l' emersione del debito di imposta in capo alle società emittenti - le c.d. cartiere di primo livello - consentendo a queste ultime, destinatarie anch' esse di fatture per operazioni oggettivamente e soggettivamente inesistenti, di eludere gli accertamenti degli Uffici fiscali e di proseguire nella illecita attività; si tratta di enti destinati, dopo l' accumulo di debito fiscale, al trasferimento della sede in altre province e/o a vicende estintive quali liquidazione o fallimento.

Operazioni

Sono state accertate - anche attraverso servizi dinamici eseguiti con riprese video - le ripetute operazioni di "retrocessione" alle società "utilizzatrici” delle somme da queste formalmente corrisposte - di regola a mezzo bonifico bancario - alle società emittenti a fronte delle false fatture. Tali operazioni sono state eseguite attraverso il cambio "per cassa" di assegni bancari o postali - l'indagine ha preso avvio dalla perquisizione eseguita l'8 maggio 2020 da personale della Polizia di Stato sul soggetto a capo del sodalizio criminale al quale è stato sequestrato un assegno postale dell'importo di 13mila euro emesso da una delle società a favore dell'amministratore di un'altra azienda - ovvero mediante ritiro di denaro contante presso banche ed uffici postali – con la complicità dei preposti, anch'essi sottoposti ad indagine - e prelievi da apparecchi “bancomat".

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