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Cronaca Albignasego

Resti ossei a Marghera, il legame con Isabella Noventa: Sorgato vicino a via della Chimica

Era lì il giorno dopo l'omicidio della 55enne di Albignasego, tra il 15 e il 16 gennaio del 2016: a dirlo i tabulati telefonici. L'ipotesi nella puntata di "Chi l'ha visto" mercoledì. «Compatibilità del periodo della scomparsa con la morte presunta del corpo ritrovato»

I resti ossei trovati il 30 gennaio scorso sulla rotonda che porta in via della Chimica a Marghera potrebbero appartenere a Isabella Noventa, la 55enne di Albignasego che scomparve nella notte tra il 15 e il 16 gennaio del 2016 a Padova, e che l'ex fidanzato Freddy Sorgato disse di aver ucciso. Il corpo della Noventa, mai rinvenuto in questi sette anni, condividerebbe con i resti scoperti a Marghera il periodo di tempo al quale il medico legale fa risalire la morte dello scheletro. Inoltre, gli inquirenti all'epoca attraverso i tabulati telefonici riuscirono a risalire al viaggio che Sorgato fece, il giorno dopo la scomparsa di Isabella, proprio dalla sua abitazione a Marghera. L'ipotesi è emersa nel corso della puntata di "Chi l'ha visto", andata in onda mercoledì sera.

Isabella Noventa

In un documento mostrato nel corso del programma - come riporta VeneziaToday - è apparso l'elenco delle celle telefoniche agganciate dal cellulare di Sorgato in quel 17 gennaio di pomeriggio, giorno dopo la morte di Isabella. Da Noventa Padovana, dove Freddy abitava, l'uomo è arrivato prima a Dolo, proseguendo poi verso Mira, dalle 15.17 alle 15.27, passando quindi in via Malcontenta a Marghera e da lì, 40 minuti dopo, raggiungendo via Brunacci e via Bottenigo: sono zone che si trovano dalle parti di via della Chimica, dove i resti sono stati scoperti per caso il 30 gennaio verso le 14.30. Sorgato all'epoca non si recò nel veneziano con la sua auto: in quella macchina c'era il gps che non ha indicato alcun movimento del mezzo da casa sua in quel giorno. È quindi probabile che Sorgato avesse usato la sua autobotte per spostarsi, quella che per lavoro utilizzava proprio per caricare carburanti di cui era solito rifornirsi recandosi nei depositi di Marghera. Era stata la squadra Mobile della polizia di Padova, allora guidata da Giorgio Di Munno, oggia a capo della Mobile di Venezia, a studiare e scoprire gli spostamenti, accorgendosi all'epoca che nei racconti di Sorgato qualcosa non tornava. Oltre ai resti umani trovati a Marghera sono state consegnate all'autorità giudiziaria due scarpe sportive, che erano accanto alle ossa, e un orologio.

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