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Cronaca

Otto nuovi alberi monumentali per Cervarese Santa Croce

Il filare di alberi monumentali visto nel suo insieme.

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PadovaOggi

Il Gruppo d’Intervento Giuridico, con grande contentezza e gratitudine, rende noto di aver ricevuto, in data 14 ottobre 2015, una relazione tecnica dallo Studio Forestale di Pezzani Gabriele https://www.gabrielepezzani.it/, iscritto all’Albo dei Dottori Agronomi e Forestali della provincia di Trento, con la quale si certifica l’esistenza di un filare di otto alberi monumentali nella frazione di Fossona, Comune di Cervarese S. Croce (PD), in mezzo ai terreni coltivati tra Via Bosco e Via Roma.
Nello stesso tempo la segnalazione è stata inviata da Pezzani, con Posta Elettronica Certificata, al Corpo Forestale dello Stato e all’Ufficio Tecnico del Comune di Cervarese S. Croce per l’inserimento delle piante nell’ Elenco degli alberi monumentali d'Italia ai sensi della Legge 14 gennaio 2013, n. 10 e del Decreto 23 ottobre 2014 del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.
Si tratta di un filare costituito da sette Farnie (Quercus robur) e un Olmo campestre (Ulmus minor) che si sviluppa secondo la direzione nord – sud. Pezzani suppone siano piante di età variabile tra gli ottanta e i cento anni.
Il Dottore In Scienze Forestali ed Ambientali parla della “necessità di salvaguardia del filare, relitto di quello che era la pianura padano-veneta, le cui specie formanti lo stesso sono sicuramente autoctone e lontane da processi di selezione vivaistico-commerciale, pertanto pure.” Sottolinea inoltre “l’importanza del filare come punto di passaggio, nidificazione ed altre funzioni bioecologiche nei confronti dell’avifauna ed entomofauna locale.” E ricorda “le nuove misure messe in atto dalla Comunità Europea le quali vogliono dare sempre maggiore rilievo a queste formazioni con la definizione dei nuovi PSR (Piani di Sviluppo Rurale) a sottolineare l’importanza ecologica, ambientale e di conservazione delle formazioni forestali tipicamente a filare costeggianti le aree a coltivi, oramai diventate una rarità.”
La stessa Veneto Agricoltura, Azienda della Regione Veneto, ora in corso di liquidazione per poi diventare "Agenzia veneta per l’innovazione nel settore primario", nella Pubblicazione intitolata “Le querce autoctone del Veneto” a cura di Francesco Pernigotto Cego (https://www.venetoagricoltura.org/basic.php?ID=1638), scriveva: “La Pianura Veneta, attualmente ospite di coltivazioni intensive e insediamenti abitativi e produttivi, era originariamente coperta da estese foreste miste costituite da numerose specie di latifoglie. L’erosione del manto forestale originario, iniziata all’epoca della colonizzazione romana e proseguita con fasi alterne fino a oggi, ha condotto all’eliminazione della foresta, che è sopravissuta in piccoli lembi spesso fortemente compromessi e isolati in un territorio ormai capillarmente antropizzato. L’intensificazione delle pratiche agricole, nella seconda metà del ’900, ha privato vaste aree della pianura di elementi caratterizzanti il paesaggio rurale tradizionale, come siepi e boschetti; inoltre, lo sviluppo delle attività produttive degli ultimi decenni ha introdotto forti elementi di frammentazione del territorio riducendo e compromettendo ogni residuo spazio di naturalità nella
nostra pianura. La ricostituzione delle foreste planiziali risponde oggigiorno alle nuove esigenze della
collettività, come ad esempio la possibilità di fruire di spazi naturali, di un ambiente più sano e di un paesaggio più armonioso, senza dimenticare le molteplici funzioni che il bosco è in grado di svolgere (fitobiodepurazione, difesa dai rumori e dagli inquinanti, assorbimento dell’anidride carbonica con contenimento dell’effetto serra, difesa idrogeologica del territorio, incremento della fauna selvatica ecc.).
La Farnia (Quercus robur), appartenente al genere Quercus, comprendente circa 300 specie diffuse prevalentemente nelle regioni temperate dell’emisfero boreale, era la specie guida dei boschi che un tempo ricoprivano la Pianura Padana e può essere considerata come l’emblema di questa nuova fase storica che auspicabilmente vedrà ritornare i boschi nelle campagne e presso i centri urbani.”

Gabriele Pezzani ha ritrovato le querce e con loro la dimora del picchio rosso maggiore (Dendrocopus major) e del picchio verde (Picus viridis), che sono stati osservati tra le querce monumentali.
Un lavoro ben fatto. Un servizio per tutta la collettività.

Gruppo d’Intervento Giuridico – Veneto
 

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