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Pablito, il ragazzo d'oro del calcio italiano. La moglie: «Gentile ma la sua forza era la determinazione»

A un anno dalla sua morte, parte da Padova "Un ragazzo d'oro", la mostra itinerante sulla vita di Paolo Rossi, l'eore del Mundial '82

A un anno dalla sua morte, parte da Padova "Un ragazzo d'oro", la mostra itinerante sulla vita di Paolo Rossi, l'eore del Mundial '82. Quell'anno, il 1982, giusto un mese prima della mitica partita del Sarria del 5 luglio, dove il centravanti italiano da brutto anatroccolo si trasforma in Pablito, l'Italia tutta passava le giornate intere contestando Bearzot e le sue scelte. In pariticolare proprio quella del C.T.  di portare al Mundial spagnolo Paolo Rossi. Così, in questo anno di celebrazioni in troppi forse si sono dimenticati della solitudine e le difficoltà di questo ragazzo che era stato investito ingiustamente da qualcosa di più grande di lui, lo scandalo delle scommesse, che avrebbe potuto stroncargli la carriera. Invece dietro alla gentilezza e la disponibilità che oggi giustamente tutti ricordano, non bisogna dimenticare cosa ha reso Paolo, Pablito. «La grande forza di Paolo è sempre stata la determinazione. Un aspetto che oggi rivedo nelle nostre figlie. Ma lui era così, lo è stato nel calcio come nella vita. Quando si poneva un obiettivo non si arrendeva mai davanti a nessuna difficoltà. E' questo che lo ha portato a conquistare tutti i traguardi che ha raggiunto». 

C'è anche Abraham Klein, al Centro San Gaetano, l'arbitro israeliano che ha diretto Italia Brasile a Vigo. «Quando l'Italia ha segnato il 2 a 1 ho avvertito che avrebbe potuto accadere qualcosa che poteva cambiare la storia del calcio. Al terzo gol di Paolo Rossi ho capito che era successo». Klein farà parte anche della terna arbitrale di Madrid il giorno della finale, come guardalinee. «Paolo Rossi lo avevo scoperto ai mondiali di Argentina nel 1978, e proprio nella sfida vinta contro i padroni di casa lo vidi giocare una partita perfetta, pur non facendo gol». Si è così aperta ufficialmente la mostra per celebrare il mitico Paolo Rossi. E va subito detto, merita davvero di essere vista. Non è solo una faccenda per romantici appassionati di pallone, ma come si evince attraversandola, osservando, ascoltando e rivivendo, perché anche questo accade, c'è un gran pezzo della nostra storia del nostro Paese. «E' davvero un grande opportunità, un regalo questa mostra. Sono certo che chi la visiterà rimarrà altro che soddisfatto. Consiglio di prendervi almeno un'ora, anche se qui c'è da passarci una giornata», commenta l'assessore del comune di Padova, Diego Bonavina. Presente all'apertura anche il Presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti. 

La mostra  è allestita al “Centro Culturale San Gaetano” ed è davvero soprendente quanti cimeli e oggetti sono a disposizione del pubblico. Alla cerimonia di presentazione alla stampa Federica Cappelletti, vedova di Pablito, racconta il progetto: «L'obiettivo è quello di raccontare non solo il calciatore. Si parte dal Veneto perché Paolo si sentiva veneto, ha sempre amato questa regione e per noi era quindi importante partire da qui». E' interessante scoprire che molti cimeli e rarità esposte erano state custodite proprio dalla madre del campione. Ci sono naturalmente le maglie che ha indossato ma anche quelle di campioni a lui dedicate: dall'indimenticabile Agostino Di Bartolomei a quella di Franco Baresi. E' molto toccante la dedica che scrive Zbigniew Boniek. Il "bello di notte", così ribattezzato dall'avvocato Agnelli per la sua predilezione per le partite di Coppa dove regalava sempre grandi prestazioni, evidenzia la gentilezza di Pablito, molto rara evidentemente nel mondo del calcio. La dedica che però colpisce di più è quella scritta a pennarello sopra la maglia della Samp con la quale Gianluca Vialli ha vinto uno scudetto negli anni d'oro dei Mantovani: «A Paolo amico per sempre, mio angelo custode. Ci vediamo lassù». Vialli proprio in questi giorni ha annunciato che il male per il quale si stava sottoponendo a cure, è tornato. A ricordare che il calcio ha legato queste persone, questi che per noi sono campioni, anche fuori dal calcio, ci pensa Michel Platini. «Oggi è cambiato tutto, ma quando giocavamo noi c'erano meno soldi, le squadre cambiavano poco e i legami per forza di cose si rafforzavano. E per questo che siamo rimasti amici anche dopo la fine della carriera», sottolinea l'ex presidente della Uefa. Da non perdere l'esperienza in realtà aumentata di rivivere in maniera virtuale il pomeriggio della tripletta  di Paolo Rossi del Sarria. Quella del 3 a 2 al Brasile di Zico, Socrates, Eder, Junior e Falcao. Non è che sembra, si è proprio in campo, in mezzo a grandi super campioni. E quando mai ricapita? La mostra è aperta al pubblico fino al 6 gennaio. 

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