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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Rilevavano imprese attive, ma non più operanti per chiedere contributi: 5 indagati

Indebita percezione di erogazioni pubbliche. E' questo il capo d'accusa che ha portato ieri le Fiamme Gialle a sequestrare beni per un milione di euro. Tra i denunciati anche una donna

Indebita percezione di erogazioni pubbliche. E' questo il capo d'accusa che ha portato ieri, 21 ottobre, la Guardia di Finanza di Padova a sequestrare beni e disponibilità finanziarie per un milione di euro. Cinque le persone che risultano indagate. L'operazione delle Fiamme Gialle è stata coordinata dalla Procura di Padova e ha coinvolto anche i militari di Salerno, Sapri, Bologna, Rovigo e Chioggia. Di fatto i cinque indagati rilevavano aziende formalmente attive, ma non più operanti. Procacciatori d'affari nei prodotti alimentari, bevande e tabacchi e nel settore edile

Le indagini

Dalla fine del 2020, gli investigatori del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Padova hanno svolto indagini su due società, con sede a Nocera Superiore in provincia di Salerno e Limbiate (Monza Brianza), che hanno dichiarato, durante il periodo del lockdown, di aver aperto delle unità locali a Correzzola, Verona e Bologna. Le nuove imprese nell'occasione hanno richiesto e ottenuto ingenti finanziamenti da diversi istituti di credito, assistiti dalla garanzia dello Stato concessa a sostegno delle piccole e medie imprese. Gli indagati sono un salernitano di 52 anni, un residente a Chioggia di 41 anni, un residente a Bologna di 45 anni, un salernitano di 45 anni e una donna romena residente a Rovigo di 30 anni.

Lo schema illecito

Il modus operandi escogitato dagli indagati, quattro italiani e una donna romena, prevedeva l’acquisizione di società non più operative, formalmente intestate a prestanome, attraverso le quali venivano avanzate richieste di finanziamento di ingente valore. Per garantirsi il credito bancario, gli indagati, tra i quali figura anche un consulente aziendale, hanno creato falsa documentazione contabile, gonfiando i bilanci delle società e predisponendo documentazione relativa a progetti da realizzare. Inoltre hanno dichiarato di avere diversi uffici e, parallelamente alla richiesta di finanziamento alle banche, hanno richiesto la garanzia dello Stato concessa da apposito Fondo a sostegno delle piccole e medie imprese, amministrato da Mediocredito Centrale S.p.a. per conto del Ministero dello Sviluppo Economico e alimentato anche con l’apporto di fondi europei. Gli indagati, al fine di evitare eventuali accertamenti, oltre a trasferire continuamente le sedi legali delle società, hanno aperto conti correnti presso filiali di diversi istituti di credito di Candiana, Villafranca di Verona (Verona) e Chioggia (Venezia). Il denaro indebitamente ottenuto veniva immediatamente bonificato a favore di società di comodo, con sedi a Milano, Rodigo (Mantova), Padova, Piove di Sacco, Rosolina (Rovigo) e Nocera Superiore (Salerno), per poi essere dirottato verso conti correnti romeni, riconducibili, anche per interposta persona, agli stessi indagati.

Le accuse

Al termine delle attività d’indagine, le persone coinvolte sono state denunciate alla Procura della Repubblica di Padova. Sulla base delle ipotesi investigative delineate, il Gip del tribunale di Padova, accogliendo la richiesta avanzata dalla Procura, ha emesso un apposito provvedimento cautelare reale, finalizzato a sottoporre a sequestro beni e disponibilità finanziarie per un importo complessivo di un milione di euro. L’operazione testimonia il costante impegno della Guardia di Finanza di Padova a tutela del bilancio dello Stato e dell’Unione Europea, soprattutto in un delicato momento, in cui ingenti risorse pubbliche sono destinate a cittadini e imprese particolarmente provati dalla crisi economica causata dalla pandemia e dalla speculazione energetica.

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