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Cronaca Megliadino San Vitale

Malati psichici maltrattati in una struttura del Rodigino: 10 arresti

Nel mirino gli "Istituti Polesani" di Ficarolo. L'indagine dopo le denunce dei parenti che avevano notato lividi sul corpo dei familiari. 10 in manette: tra cui una 55enne di Megliadino San Vitale, nel Padovano

I maltrattamenti, consistenti in schiaffi, pugni, spintoni, tirate di capelli, umiliazioni e vessazioni, erano all’ordine del giorno. Questo il quadro drammatico accertato dalla squadra Mobile di Rovigo in oltre 12 mesi di incessanti indagini, che hanno preso il via dalla denuncia presentata un anno fa da alcuni parenti delle vittime che avevano notato lividi ed ecchimosi sul corpo dei loro familiari ospiti della struttura sanitaria assistenziale “Istituti Polesani” di Ficarolo, nel Rodigino.

VIDEO CHOC: Il filmato che documenta i maltrattamenti

ARRESTATA ANCHE PADOVANA. Quindici persone indagate e dieci ordinanze di misura cautelare disposte dal gip del tribunale di Rovigo sono il bilancio dell’operazione “San Luigi”, eseguita venerdì mattina, poco prima delle 5, da carabinieri del Nas e dalla squadra Mobile rodigina. In carcere sono finiti nove operatori sanitari ed un medico, tutti in servizio alla struttura e accusati del reato di maltrattamenti. Due persone, probabilmente inservienti della struttura, sono stati fermati all'interno della stessa; gli altri otto arrestati sono stati prelevati dalle loro abitazioni. In manette anche Marisa V., 55enne residente nel Padovano a Megliadino San Vitale. Tra gli altri: Candida V., 47 anni, di Ferrara; Lisa S., 32 anni, di Badia Polesine; Lorena C., 25 anni, di Messina; Elena C., 34 anni, di Lendinara; Orazio T. M., 30 anni, di Modica; Monica S., 47 anni, di Trecenta; Daria F., 36 anni, di Trecenta; Gianni B., 41 anni, di Trecenta; Tiziano G., 62 anni, di Ficarolo.

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Operazione "San Luigi"

UN LAGER. La struttura sanitaria in apparenza modello di funzionalità, in realtà nascondeva dietro le finestre chiuse un vero e proprio lager, in cui erano costretti coloro che avevano maggior bisogno di cure e affetto. Alle richieste dei familiari delle vittime di avere chiarimenti circa le lesioni riscontrate ai propri cari lì ricoverati, il personale dell'Istituto si giustificava, ogni volta, sostenendo che gli ospiti si erano infortunati a causa delle precarie condizioni fisiche, derivanti da problematiche motorie o da malattie psichiatriche. Le indagini sono tutt’ora in corso per accertare eventuali responsabilità di altre persone, anche esterne alla struttura, grazie anche agli esiti delle perquisizioni effettuate negli uffici della struttura sanitaria.

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