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Cronaca

La prescrizione "salva" i mini appartamenti abusivi al Santo: prosciolti i tre imputati

Il processo fuori dai tempi massimi. Il caso era scoppiato nel 2012, a seguito di un esposto dell'ufficio tecnico del comune di Padova. Prescritte le accuse al delegato pontificio, all'architetto e all'impresario che si occuparono della trasformazione edilizia

Rimarranno lì come sono, i cinque mini appartamenti ricavati abusivamente in un’ala del complesso della basilica di Sant’Antonio, l'ex casa del custode in via Orto Botanico 1, e pubblicizzati per essere affittati a privati su un sito di annunci immobiliari online. È infatti arrivata la prescrizione a chiudere, praticamente prima ancora che il processo potesse entrare nel vivo, il "Santo-gate". Mercoledì, come riportano i quotidiani locali, il giudice Stefano Canestrari ha prosciolto i tre imputati che si occuparono della trasformazione edilizia, accusati dell'abuso: il 79enne monsignore ex delegato pontificio (in carica fino al luglio 2013), con residenza in Vaticano, committente dei lavori; l'architetto 52enne di Frascati, progettista e direttore del cantiere; il 48enne impresario edile laziale.

I MINI RESTANO AL LORO POSTO. I tempi della giustizia, purtroppo, sono biblici. La prescrizione si era già compiuta il 31 dicembre scorso. E la sentenza di mercoledì è stata solo una sua ufficializzazione. Ora non vige alcun obbligo di sistemazione dell’immobile allo stato precedente la trasformazione abusiva. 

LA CRONISTORIA. La vicenda era uscita allo scoperto a seguito dell'esposto del 9 ottobre 2012, trasmesso in Procura dall'ufficio tecnico del comune di Padova. Nessuna autorizzazione sarebbe infatti stata richiesta per eseguire i mini (anche inferiori ai 45 metri quadrati, superficie minima definita dal regolamento edilizio di Padova) né in Comune né alla Soprintendenza ai beni ambientali e architettonici del Veneto orientale che deve pronunciarsi ogni qual volta sono interessati beni vincolati, tra i quali sarebbero ricompresi gli edifici monumentali della Basilica del Santo e degli altri stabili annessi. La difesa aveva chiamato in causa l'extraterritorialità del complesso della Basilica per via della sua appartenenza al Vaticano, tesi non supportata però dalla consulenza tecnica affidata dalla Procura.

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