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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Morcone: "Con accoglienza diffusa il problema Prandina scompare"

Giovedì, in prefettura a Venezia, vertice sulla questione dell'accoglienza dei profughi, alla presenza del capo del dipartimento per l'Immigrazione al ministero dell'Interno. Non ha partecipato il sindaco Bitonci

"Scompare come una bolla di sapone il problema dell’ex caserma Prandina con la soluzione dell’accoglienza diffusa per i profughi". Lo ha dichiarato il prefetto Mario Morcone, capo del dipartimento per l’Immigrazione al ministero dell’Interno, giunto giovedì a Venezia per un incontro con il presidente della regione del Veneto Luca Zaia, i presidenti delle Province, i sindaci dei Comuni capoluogo, i questori, i prefetti, i rappresentanti dell’Anci Veneto. Al tavolo non ha preso parte il sindaco di Padova Massimo Bitonci, che, dopo il rinnovo del centro di prima accoglienza, ha deciso di disertare l'incontro.

MORCONE. “Nell’ambito dell’incontro – ha sottolineato Morcone – si è sviluppata la linea dell’accoglienza diffusa, condivisa in tutto il Veneto, al pari di altre regioni. Non vogliamo grandi strutture con grandi numeri. I piccoli numeri, le piccole presenze diffuse sul territorio diminuiscono l’impatto sociale, danno maggiori garanzie sotto il profilo della sicurezza e sono accettate con maggior disponibilità da parte della popolazione. L’emergenza profughi è un’emergenza di dimensioni enormi e non è certo la Prandina l’unico problema in grado di condizionare la politica internazionale  mentre assistiamo quotidianamente a naufragi nel canale di Sicilia o vite che vengono spezzate a causa di questo fenomeno. La soluzione del prefetto di Padova, si è resa indispensabile nel momento in cui non ha trovato disponibilità nell’accoglienza, non c’è nessun interesse da parte nostra a rafforzare le situazioni”. 

SORANZO. Gli sbarchi comunque continuano ad aumentare: è di 7.890 la quota di profughi prevista per il Veneto, ne sono transitati 16.282 e ne sono stati ospitati 6.540. "Il fenomeno esiste ed è assolutamente in crescita – ha dichiarato il presidente della provincia di Padova Enoch Soranzo – quindi va governato per evitare che la situazione possa sfuggire di mano. Dalla riunione di oggi è emerso che tutte le province e i comuni capoluoghi sono contrari a far fronte a questa emergenza, come ribadito anche dal presidente del Veneto Luca Zaia. Sono assolutamente in linea con questa riflessione, ma l’unica soluzione è quella di affrontare il problema  con responsabilità, snocciolando le problematiche per tutelare la civile convivenza". 

IL DOCUMENTO DELL'ANCI VENETO. "L’Anci Veneto ha presentato un documento a sostegno dell’ospitalità diffusa che in sintesi era lo stesso scaturito dall’incontro del 31 agosto in Provincia con i 73 sindaci presenti - ha continuato Soranzo - tra i punti delineati, anche il mandato conferitomi dai sindaci, di recarci a Roma dal ministro dell’Interno Alfano per puntare l’attenzione non solo su tutti questi aspetti, ma soprattutto per risolvere e accelerare i tempi con i quali viene decretato ai profughi lo status o meno di rifugiato. Sono a disposizione di tutti i sindaci della provincia di Padova, anche del sindaco Bitonci, per far fronte comune e cercare di gestire come amministratori, l’emergenza alla quale siamo chiamati."

ANCI VENETO. "La proposta dell’Anci – ha concluso Francesco Lunghi, vice presidente Anci Veneto – è quella di affrontare il problema in modo pragmatico, tralasciando la posizione politica per riuscire a trovare una soluzione condivisa nel nostro territorio. L’unica strada individuata quindi è quella dell’accoglienza diffusa. Cercheremo di coinvolgere anche i sindaci contrari a questa linea, perché chi si asterrà, deve essere chiaro, causerà un danno al comune limitrofo che si troverà ad accogliere un numero maggiore di profughi".

ZAIA. Contrario a questa linea, invece, il presidente del Veneto Luca Zaia: "La tanto decantata ospitalità diffusa in Veneto ha fallito - ha dichiarato - e che, a fronte di 6.543 persone presenti nelle strutture temporanee, gli immigrati definiti ‘arrivati’ sono ad oggi 16.382. Diecimila persone che sono diventate fantasmi, che nessuno sa chi siano, dove siano, cosa facciano. A fronte di una gestione a dir poco improvvisata del fenomeno, la nostra posizione non cambia: siamo disposti ad aiutare donne, bambini, veri sofferenti, non persone in ottima salute, con cellulare di ultima generazione, cuffiette, abiti all’ultima moda, che tutto possono essere meno che profughi".

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